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La strana storia di un mostro sacro: il colonnello Merryl

La strana storia di un mostro sacro: il colonnello Merryl – Che molti italiani abbiano collaborato con il Foreign Office britannico a difesa degli interessi di Sua Maestà Britannica in una guerra devastante mai interrotta contro l’Italia fin dagli inizi della lotta risorgimentale è un dato storico ormai declarato grazie ai documenti desecretati dagli archivi londinesi di Kew Gardens. Negli anni del fascismo, della seconda guerra mondiale, della Resistenza, risulta ormai chiaro come l’intelligence inglese si fosse posto come unico obiettivo il controllo dell’Italia, attraverso la formazione di un governo adeguato agli interessi britannici.

colonnello MerrylGli inglesi si sono dati molto da fare nella “guerra segreta italiana”, abbisognando di posizioni di forza per contrastare la concorrenza americana ed hanno investito molto sulle reti occulte. Innanzitutto hanno riorganizzato la massoneria, ponendo sotto controllo le logge del nostro Paese. Dopo avere utilizzato il separatismo e le antiche famiglie aristocratiche per influenzare gran parte della mafia siciliana, strumento indispensabile per il controllo non solo militare ma anche politico-economico dell’isola, hanno concentrato i loro sforzi su altri settori strategici.

La propaganda il primo strumento strategico

Lo strumento per realizzare quell’obiettivo con il nome di Pwb (Psychological Warfare Branch) si occupa fin dallo sbarco in Sicilia della propaganda e della guerra psicologica per manipolare l’opinione pubblica attraverso ogni mezzo di comunicazione. Creato nel 1943 ad Algeri, dov’era la sede del quartier generale alleato, in Italia lo dirige un ufficiale britannico, Michael Noble, a cui viene affidato il compito tra il 1945 e il 1946, di riorganizzare l’industria dell’informazione, dell’editoria, dello spettacolo e dell’arte nel nostro Paese.

Tra gli uomini di spicco del Pwb (dal 1948 si chiamerà Ird, Information Research Department) c’è un certo colonnello Merryl, di cui si parla a più riprese nel libro di Cereghino e Fasanella “Il Golpe inglese”, da Matteotti a Moro: le prove della guerra segreta per il controllo del petrolio e nel libro Mostri sacri dell’Italia. A lui il giornalista e scrittore Enzo Bettiza dedica un intero capitolo nel libro “Mostri sacri” del 1999.

Il colonnello Merryl è un italianissimo intellettuale di religione ebraica che risponde al nome di Renato Mieli, uno degli uomini più potenti del giornalismo e dell’editoria degli ultimi decenni. Militante clandestino del Partito comunista si rifugia in Francia per le persecuzioni razziali, poi, scoppiata la guerra, ad Alessandria d’Egitto dove si arruola nell’esercito inglese, con il quale sbarca in Italia. Qui su mandato del Pwb fonda alcuni giornali e nel 1945 la più grande agenzia di stampa italiana, l’Ansa, nel 1947 assume, su invito di Togliatti, la direzione milanese de l’Unità.

Conosce Giangiacomo Feltrinelli, di cui diventa amico. Nel 1949 viene nominato responsabile del Pci per i rapporti con l’estero, un incarico che permette a Mieli di entrare in contatto con i leader dell’Est europeo. Abbandona il Pci, con altri intellettuali, dopo la rivolta ungherese del 1956. Uscito dal Pci, Mieli aderisce alle idee degli economisti liberisti Friedrich von Hayek e Ludwig von Mises, fortemente avversi a qualsiasi forma di socialismo. A Milano crea, con il finanziamento garantito dalla Confindustria, il “Centro ricerche economiche e sociologiche dei paesi dell’Est” (Ceses), organizzando seminari e convegni assieme ai sovietologi occidentali, e fonda la rivista “l’Est”, dedicata al blocco sovietico. Il Ceses era la filiale italiana di Interdoc, un istituto con sede all’Aja creato nel 1963 dai servizi d’intelligence della Nato per coordinare l’offensiva anti-comunista in diversi campi (dalla propaganda alle operazioni coperte), attingendo da fonti esclusive e materiale inedito di ex quadri e dirigenti dei partiti comunisti europei. Negli ultimi anni è stato collaboratore del Giornale e del Corriere della Sera. Nel 1990 è stato nominato presidente del “Centro vittime dello stalinismo”.

Come un ebreo comunista diventa liberista, facendo sua l’ossessione anglosassone contro il comunismo, e divulgando in Italia e all’estero i risultati del suo think-tank il Ceses, nato in un vulnerabile Paese di Frontiera che nel suo panorama politico annoverava il più numeroso e importante partito comunista occidentale, “una delle prime matrici d’incubazione post comunista in Europa: un autentico e precursorio rompighiaccio” dirà del Ceses il liberale Bettiza.

L’opera del mostro sacro dell’età del consenso, di un’epoca nera nei labirinti del terrorismo, degli attentati contro politici e giornalisti, del colonnello Merryl, alias Renato Mieli, già appartenente ai servizi segreti di Londra e di Mosca, da anni è magistralmente seguita dal figlio Paolo, onnipresente con ogni mezzo di informazione, con le sue campagne per delegittimare le basi fondative della Repubblica, ben consapevole,come suo padre, che la propaganda è il primo strumento strategico di manipolazione.

di Cristina Amoroso

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