Stati Uniti rivelano elenco di 80 siti da colpire in Iraq
Gli Stati Uniti hanno compilato un elenco di 80 siti legati alle Forze di mobilitazione popolare in Iraq minacciando di prenderli di mira. I dettagli sono stati condivisi dal segretario di Stato americano Mike Pompeo in una telefonata al presidente iracheno Barham Salih il 20 settembre scorso.
Pompeo ha anche informato Salih dei piani di Washington di chiudere la sua ambasciata a Baghdad a meno che l’Iraq non impedisca il lancio di razzi contro la Green Zone, dove si trova l’edificio fortificato.
I siti includono quartier generali segreti e rifugi utilizzati da Hadi al-Amiri e Qais Khazali, i rispettivi leader dell’Organizzazione Badr e Asaib Ahl al-Haq, nonché siti associati a Kataeb Hezbollah, una fazione delle Unità di mobilitazione popolare irachena, meglio note come Hashd al-Shaabi.
La minaccia di Washington di chiudere la sua ambasciata è stata descritta da un comandante della Resistenza irachena come un “gioco politico” in collaborazione con “i suoi alleati locali, tra cui Salih e Kadhimi”. L’obiettivo reale è di esercitare la massima pressione possibile sulle forze anti-americane.
I sentimenti anti-americani sono aumentati in Iraq da quando gli Stati Uniti hanno assassinato il 3 gennaio scorso a Baghdad il comandante iraniano, tenente generale Qassem Soleimani e il vice capo delle Unità di mobilitazione popolare irachena, Abu Mahdi al-Muhandis. Pochi giorni dopo, I legislatori iracheni hanno approvato all’unanimità un disegno di legge che impone il ritiro di tutte le truppe straniere dall’Iraq.
I gruppi della Resistenza irachena si sono impegnati a prendere le armi contro le truppe statunitensi se Washington non si conformerà all’ordine parlamentare.
di Yahya Sorbello