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Stati Uniti e l’escalation di sanzioni contro il “nemico” Venezuela

di Cristina Amoroso

L’America Latina sta vivendo le crisi epilettiche dell’impero americano, che, pur cambiando le strategie nelle sue relazioni con Cuba, considera “nemico” il Venezuela, dando un giudizio di valore esagerato, considerata la congiuntura storica che il Paese sta vivendo.

Il presidente Obama, infatti,  ha appena reso pubblica la sua Dottrina di Sicurezza Nazionale (National Security Strategy 2015), un documento atteso da tempo, salutato dalla stampa atlantista come risoluzione dei conflitti con mezzi non militari, dove si parla – tra l’altro – dell’impegno Usa nelle regioni sud-americane, “Paesi in cui il pieno esercizio della democrazia è a rischio, come ad esempio il Venezuela. Anche se alcuni Paesi della regione rimangono intrappolati in vecchi dibattiti ideologici, continueremo a lavorare con tutti i governi che siano interessati a collaborare con noi in modo pratico per rafforzare i principi elencati nella Carta democratica interamericana. Come parte del nostro sforzo per promuovere il completamente democratico dell’emisfero, ci farà progredire la nostra nuova apertura a Cuba in un modo che più efficacemente si promuova la capacità del popolo cubano di determinare liberamente il proprio futuro”.

Il governo venezuelano ha respinto categoricamente il 9 febbraio la menzione Venezuela nel documento National Security Strategy 2015, sottolineando che “niente di più attenta alla pace, alla democrazia e alla stabilità globale che il mito di “eccezionalità” americano che guida il governo di quella nazione più e più volte a squalificare i Paesi e formulare pareri che costituiscono un atto di interferenza inaccettabile negli affari interni di altri Stati”. Il Venezuela ha anche chiesto “di non interferire nei nostri affari interni e rispettare il sistema costituzionale che il popolo sovrano del Venezuela ha costruito in pace, libertà e indipendenza”.

Per di più il 2 febbraio, il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha imposto restrizioni per i visti e sanzioni finanziarie su alcuni funzionari venezuelani accusati di violazione dei diritti umani. I ministri degli Esteri della Unione delle Nazioni Sudamericane (Unasur) hanno censurato gli Stati Uniti per l’escalation di sanzioni contro il Venezuela. L’annuncio è arrivato lunedì dopoché  il segretario generale dell’Unasur, Ernesto Samper ha incontrato i ministri degli Esteri Mauro Viera del Brasile, Delcy Rodriguez del Venezuela e Ricardo Patiño dell’Ecuador nella capitale dell’Uruguay, Montevideo.

E’ stato il ministro degli Esteri del Venezuela Delcy Rodriguez a dire che l’Unione delle Nazioni Sudamericane (Unasur) ha ratificato il rifiuto di misure unilaterali esercitate dal governo degli Stati Uniti contro il Venezuela “azione più grave di quelle intraprese nel 2002”  e che “si cercheranno meccanismi di comunicazione rilevanti con il governo del presidente Barack Obama e Unasur al fine di sostenere il principio di sovranità e autodeterminazione del popolo del Venezuela”. Caracas ha ripetutamente affermato che l’opposizione cerca di effettuare un colpo di Stato nel Paese sudamericano con il sostegno di Washington, colpo di Stato che in qualsiasi momento può realizzarsi.

Questo “accanimento” verso un Paese che é già in crisi con la precipitazione dei costi del petrolio, con un debito sovrano di due livelli a “Caa3”, il più basso assegnato ai Paesi non in default, si spiega solo considerando l’eredità di Hugo Chavez che non solo ha influenzato il Venezuela e l’America Latina, ma ha dato vita all’eurochavismo, come  ci ricorda l’antropologo e storico Mario Sanoja e come l’economista italiano Luciano Vasopollo ha motivato scientificamente.

Ci si chiede se non è la comparsa dei movimenti eurochavisti di liberazione nazionale sorti in Europa in particolare in Grecia e in Spagna e il sostegno di varie organizzazioni nonché il sostegno delle cittadinanze in strada e nelle urne a spingere gli Usa ad accanirsi contro il Paese che ha generato la cultura eurochavista, che potrebbe far vacillare il castello dell’Unione Europea imposto ai cittadini europei, sul quale gli Stati Uniti continueranno a fare affidamento perché il loro principale cliente, che continueranno ad usare perché la Ue è il  loro “partner indispensabile” contro la Russia.

Rimarrà l’eurochavismo solo una “mitologia” dominante, un vecchio dibattito ideologico o uscirà dal mito per imporsi come nuovo modello di rivoluzione per la vecchia Europa?

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