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Stati Uniti: bambini sfruttati nelle aziende del tabacco

di Salvo Ardizzone

Pensavamo che i tempi di Oliver Twist fossero passati, ma evidentemente non nella terra dell’American Dream.

L’Human Rights Watch, nel suo rapporto “Tobacco’s ridde children”, scrive che ragazzini da 12 anni in su, in estate lavorano fino a 72 (72!) ore settimanali nelle piantagioni di tabacco di North Carolina, Kentucky, Tennessee e Virginia, accusando chiari sintomi d’avvelenamento da nicotina come vomito, nausee e mal di testa.

Nel documento si sollecita la necessità di nuove leggi sul lavoro minorile negli Stati Uniti, dove è legale che bambini dodicenni lavorino in agricoltura.

Sono notizie che, pur provenendo dalla patria dell’ultra liberismo, lasciano egualmente sconcertati e fanno pensare sul grado di sensibilità e sulla scala di valori di quella Nazione. Una Nazione basata sull’ipocrisia più sfacciata e sulla sacralizzazione del profitto che, comunque ottenuto, è considerato un dono del Cielo e testimonianza della sua approvazione, come bene descriveva Max Weber nel suo capolavoro “L’etica protestante e lo spirito del capitalismo”.

Da allora è passato più d’un secolo, nel mondo è accaduto di tutto, ma negli Usa l’etica rimane quella dei tempi di Oliver Twist.

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