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Crisi greca: Tsipras, tanto rumore per nulla

di Salvo Ardizzone

Tra giovedì e venerdì Tsipras ha presentato all’Eurogruppo un piano che contiene una manovra da 12 Mld fra tagli e tasse (facendo le proporzioni corrispondono ad un centinaio in Italia); in pratica vengono accolte tutte le richieste fatte dal piano Juncker che il premier aveva platealmente rifiutato indicendo per questo il referendum, e che ora pensa di fare accettare al Parlamento sulla scia del successo politico avuto proprio sostenendo la necessità di rigettarle.

Nel programma presentato vengono superate tutte le “linee rosse” poste in cinque mesi di trattative: tagli ai sussidi ed ai contributi di solidarietà, aumenti dell’Iva e tagli alle baby pensioni, progressivo innalzamento dell’età pensionabile a 67 anni, aumento delle tasse sugli armatori (da sempre privilegiati in Grecia), sui beni di lusso, sulle imprese e, all’occorrenza, sugli immobili, aumento dei tagli alla Difesa. Neppure una parola sul taglio del debito complessivo di cui Atene aveva tanto parlato in termini ultimativi, ridimensionato a possibilità di future trattative sulle scadenze e gli interessi.

Il presidente dell’Eurogruppo Dijsselbloem ha dichiarato che il piano è esauriente, anche se dovrà esserne valutata la fattibilità.

Sabato la manovra dovrebbe essere votata dal Parlamento ellenico per permettere a Tsipras di presentarsi credibilmente all’Eurosummit di domenica. Il Governo greco ha ora fretta di arrivare all’accordo perché le banche, che continuano a rimanere chiuse, hanno liquidità per soli 750 ml e, a parte il piano di aiuti che si discuterà, hanno immediato bisogno di 10–14 Mld che la Bce potrà elargire solo dopo la firma sui documenti.

Tra sabato e domenica s’avvierà a conclusione una vicenda durata troppo a lungo che, verosimilmente, si concluderà con l’accettazione di tutte le proposte già avanzate dall’ex Troika, in alcuni casi inasprite. È probabile che, a questo punto, Syriza si spacchi, ma Tsipras potrà continuare a stare al potere grazie ai voti che le attuali opposizioni hanno già garantito.

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