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Soros, l’Europa sull’orlo del collasso

Secondo il miliardario americano e lobbista politico, George Soros, le democrazie occidentali, gli Stati Uniti e in particolare visti europei, si troveranno ad affrontare tempi duri nei prossimi anni.

L’86enne ebreo ungherese, conosciuto come la mano nascosta dietro molte rivoluzioni colorate in tutto il mondo, è uno stato promotore importante nella campagna elettorale della democratica Hillary Clinton, donando circa otto milioni di dollari attraverso il Super Pac “Priorities Usa Action”. Dopo la sconfitta di Hillary Clinton  ci sarebbe Soros dietro alle proteste scatenatesi dopo la vittoria della repubblicano Donald Trump alle elezioni presidenziali.

Non è la prima volta che George Soros lancia previsioni negative sull’Europa. A gennaio del 2015 a Davos, quando aveva parlato di un’Unione europea depressa, in disintegrazione e in deflazione accanto ad una “nuova Ucraina democratica”.  Nel  gennaio del 2016 aveva avvertito che l’Europa, per la crisi dei migranti era in “pericolo di cacciare la palla oltre la collina”, aggiungendo che il cancelliere tedesco Angela Merkel era la chiave per risolvere la crisi europea.

Questa volta Soros in un recente articolo pubblicato sul sito Project Syndicate, ha previsto tempi duri per le democrazie occidentali dopo la Brexit e le elezione di Trump, da lui chiamato “un artista della truffa e aspirante dittatore”. “Anche se Trump ha attenuato la sua retorica da quando è stato eletto, non ha cambiato né il suo comportamento né i suoi consiglieri. Il suo gabinetto comprende estremisti incompetenti e generali in pensione”, scrive il magnate ebreo.

Soros continua ad elaborare ragioni dietro la previsione di tali giorni bui, dicendo che la globalizzazione “ha aumentato la disuguaglianza all’interno dei Paesi sia poveri che ricchi”, riportando le osservazioni di Davos, “Nel mondo sviluppato, i benefici sono maturati principalmente per i grandi proprietari del capitale finanziario, che costituiscono meno dell’1% della popolazione. La mancanza di politiche redistributive è la principale fonte di insoddisfazione”.

Il trattamento iniquo dei Paesi ricchi nei confronti di quelli in difficoltà è stato un fattore importante nello sviluppo di insoddisfazione nei paesi dell’Unione europea e “dopo il crollo del 2008, un’associazione volontaria di uguali è stata trasformata in una relazione tra creditori e debitori, dove i debitori hanno avuto difficoltà a rispettare i loro obblighi ed i creditori hanno impostato le condizioni a cui i debitori dovevano obbedire. Questo rapporto non è stato né volontario né ugualitario”.

Quanto alla Germania, il magnate ebreo riconosce che il Paese è emerso in Europa come potenza egemone, ma non è riuscita nel suo compito per avere guardato solo al suo interesse personale, generando un processo di disgregazione in Europa. Dopo il crollo del 2008, la Ue e la zona euro è diventata sempre più disfunzionale, le forze di disgregazione hanno ricevuto un forte impulso nel 2016, prima dalla Brexit, poi dall’elezione di Trump degli Stati Uniti e infine dal referendum italiano del 4 dicembre, che ha segnato il rifiuto degli elettori, con un ampio margine, delle riforme costituzionali.

Nelle previsioni tetre per la democrazia, il miliardario americano prevede che “gli Stati Uniti saranno occupati nel prossimo futuro a gestire lotte interne e non a proteggere e promuovere la democrazia nel mondo”.

Quanto alla sorte dell’Unione europea, Soros si dichiara particolarmente preoccupato, per il pericolo di cadere sotto l’influenza del presidente russo, Vladimir Putin, responsabile – secondo Soros – delle rivoluzioni colorate, della disinformazione e delle false notizie destabilizzanti le democrazie, per dare aiuto all’elezione di Donald Trump. Pericolo questo che può ripetersi nelle elezioni europee del 2017, nei Paesi Bassi, in Germania e in Italia.

L’articolo si chiude con una orribile previsione per l’Europa unita: “Con il ritardo della crescita economica e con la crisi dei rifugiati fuori controllo, l’Unione europea è sul punto di rottura ed è destinata a subire un’esperienza simile a quella dell’Unione Sovietica nei primi anni del 1990. Chi crede che la Ue abbia bisogno di essere salvata per essere reinventata, deve fare il possibile per realizzare un risultato migliore”.

Quanto a noi, faremmo volentieri a meno del modello di “decentralizzazione” alla Soros o del suo approccio “frammentario” di “utilitarismo  negativo” o delle attività delle Ong e del Open Society Institute, che abbiamo visto in opera in Russia, come in Ucraina, nelle primavere arabe, in Cecenia, in alcune rivoluzioni come in Mozambico, in Angola e Nicaragua.

di Cristina Amoroso

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