Medio Oriente

Assassinio Soleimani, ruolo chiave del regime saudita

La guerra contro l’Isis, con il ruolo chiave del tenente generale Qassem Soleimani, ha ottenuto importanti vittorie in Iraq e Siria, ma è fin troppo chiaro che la minaccia rappresentata dal terrorismo sostenuto dall’Arabia Saudita continuerà e crescerà nonostante tali vittorie. Alcuni dei regni reazionari non democratici della regione del Golfo Persico, in particolare l’Arabia Saudita, al fine di sopravvivere dopo il Risveglio islamico, hanno seguito politiche distruttive regionali che non solo stanno devastando la regione e infliggendo gravi danni all’interesse delle persone, ma anche minacciando la sicurezza e la stabilità delle regioni vicine come l‘Europa.

Un’altra strategia che questi Stati non democratici hanno adottato per garantire la propria sopravvivenza sta seguendo la politica del regime israeliano e statunitense nella regione, al fine di spianare la strada alla disintegrazione della regione in linea con il piano americano del “Grande Medio Oriente“. In effetti, regimi reazionari come l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti sono strumenti chiave e marionette nelle mani di Stati Uniti e Israele che stanno sponsorizzando le trame regionali orchestrate dagli Stati Uniti finanziariamente e ideologicamente.

Tutti sono a conoscenza delle misure distruttive saudite e di alcuni altri Stati arabi reazionari nella regione, in particolare contro Iran, Iraq, Siria, Yemen e altri Stati in Medio Oriente e Africa. L’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti hanno aiutato l’Isil e altri gruppi terroristici nel nord della Siria e in Iraq. Sicuramente l’assassinio del tenente generale Qassem Soleimani in Iraq, che ha sfidato i complotti statunitensi nella regione e dedicato la sua vita alla lotta contro i gruppi terroristici creati dagli Stati Uniti e dai sauditi, è stato effettuato con la cooperazione dell’intelligence di questi regimi reazionari.

Assassinio di Soleimani chiara violazione del diritto internazionali

L’assassinio di Soleimani è una chiara violazione del diritto e delle norme internazionali perché è stato preso di mira nel suolo dello Stato sovrano dell’Iraq in un attacco terroristico non sul campo di battaglia e, soprattutto, era un ufficiale iraniano riconosciuto dalla costituzione iraniana.

A seguito dell’atto criminale degli Stati Uniti, il leader iraniano Ayatollah Ali Khamenei ha promesso un “dura vendetta per gli Stati Uniti”. I funzionari di sicurezza e militari iraniani in seguito hanno annunciato che la vendetta sarà “dura ma non affrettata e non limitata a quella militare”. Secondo quanto dichiarato dai funzionari iraniani, il primo passo della vendetta è diventato operativo quando il Parlamento iracheno ha approvato il disegno di legge che obbliga il governo del Paese ad espellere le truppe statunitensi dall’Iraq.

di Yahya Sorbello

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