Cronaca

Sistema sanitario, bonus psicologico e l’urgente riforma

Il sistema sanitario, durante questi due anni di pandemia, è stato messo ed è messo tutt’ora sotto stress. Mancano i medici, gli infermieri, i reparti, le terapie intensive. Eppure su questo fronte poco o nulla è stato fatto, si naviga a vista, come al solito. Quello che invece è emerso durante il lockdown è il bisogno di un supporto psicologico.

Molti sono stati coloro che hanno sofferto lo stare in casa, che hanno sofferto le restrizioni, che si sono chiusi ancora di più per timori di contagi, tagliando i ponti con parenti e amici. Un disagio che era sì presente ma che è esploso in modo definitivo con l’arrivo del Covid-19.

Tanto si è discusso su quello che viene definito “Bonus psicologico”, portando a galla un fiume carsico, conosciuto solamente agli addetti ai lavori e a coloro che ne hanno usufruito.

Sistema sanitario e salute mentale

In Italia, purtroppo, la salute mentale non gode di buona fama, andare dallo psicologo non è visto di buon occhio, molti hanno timore ad ammettere di averne di bisogno, tanti sono coloro che scherniscono chi usufruisce di un aiuto psicoterapeutico, il tutto per via di pregiudizi e ignoranza.

Adesso, ventuno società scientifiche, tramite una lettera al ministero della Salute, chiedono di garantire l’accesso alle consulenze e ai trattamenti psicologici, psicoterapeutici per tutti quei cittadini che non hanno la possibilità economica di accedere nel privato, da qui la richiesta del “Bonus”.

Si tratterebbe di una misura straordinaria, un bisogno crescente che molti cittadini reclamano. Accedere con la stessa qualità del privato nel pubblico con una spesa infinitamente minore. Anche in questo caso non mancano le voci contrarie come quella della Fenascop Lazio, secondo la quale affrontare i problemi a colpi di bonus è l’ennesima dimostrazione che non si vogliono risolvere i reali problemi.

Anche nel comparto della salute mentale si riscontrano gli stessi problemi della sanità: mancanza di personale, mancanze strutturali, tariffari non aggiornati. Il tutto porta ad un uso esasperato dei farmaci e non all’affrontare i problemi con dei seri percorsi psicoterapeutici e sociali, portando avanti un modello malsano di cura affidato solo alla farmacologia.

Occorre, oltre al bonus, revisionare l’intero sistema. Rinnovare le strutture, il personale. Consultori psicologici di prossimità con accesso diretto e gratuito, bisognerebbe anche prendersi cura del personale onde evitare le sindromi del Burn Out. Inserire lo psicologo di base, reclutare nuovi psicologi-psicoterapeuti, creare convenzioni con i liberi professionisti per garantire ulteriori accessi e personale. Cosa fare è chiaro a tutti, che poi la politica se ne voglia davvero occupare è un’altra storia.

di Sebastiano Lo Monaco

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