di Barbara Pagliazzo Bonanno
Le pedine del risiko moderno sono state schierate e non c’è un manuale d’istruzioni al quale appellarsi perchè non esiste più una logica umanitaria che possa giustificare un’azione di guerra. Gli interessi capitalistici dei Paesi forti hanno spazzato via, con un colpo di mano, la voglia di creare e vivere la propria esistenza.
Giorno 3 settembre ore 8:15 italiane, ore 06:16(gtm) di Mosca, il sistema radar russo della città di Armavir rileva il lancio di 2 missili ankor-tipo sul Mediterraneo orientale. Passano i minuti e da lì a poco Mosca darà la conferma del lancio, non tarderà ad arrivare la convalida del Ministero israeliano degli affari militari,che con la consueta arroganza, annuncerà di aver effettuato un test congiunto con gli Stati Uniti al fine di simulare i missili balistici Shahab e Scud.
E’ chiaro che le posizioni del regime di Tel Aviv e degli americani sono manifeste, è un gioco di nervi saldi, è un dejavu che potrebbe prendere forma.
La finta campagna di pressione portata avanti dal presidente americano Barack Obama, per tentare goffamente di tirarsi fuori dall’empasse nel quale si è trovato, dopo la fermezza della Siria ad un’imminente attacco da parte statunitense, prosegue in questo teatro di specchi che non mostra più un volto coperto e di profilo di un lontano parente ma riflette la presenza di una cultura storica unica che è pronta a giocare la sua partita.