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Siria. Onu: “Sono 191mila le vittime del conflitto”. E i colpevoli?

di Manuela Comito

Conta più di 191 mila vittime il bilancio del conflitto in Siria secondo quanto ha dichiarato Navi Pillay, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani. In un dettagliatissimo rapporto presentato il 22 agosto a Ginevra, la Pillay ha denunciato la vergognosa “paralisi internazionale” di fronte a un conflitto che dal marzo 2011 (quando scoppiarono i primi disordini) ad oggi ha causato 191.369 morti ed ha aggiunto che le stime sono provvisorie e, sicuramente, molto al di sotto dei dati reali.

La Pillay ha condannato il Consiglio di Sicurezza per la mancanza di determinazione nel porre fine alla crisi e ha definito “scandaloso” questo calo di attenzione nei confronti della Siria. “Sono profondamente amareggiata del fatto che, in seguito allo scoppio di tanti altri conflitti armati in questo periodo di destabilizzazione globale, i combattimenti in Siria e il loro impatto terribile su milioni di civili sia sparito dal radar internazionale”, ha detto. “Assassini, devastatori e torturatori in Siria sono stati incoraggiati da questa immobilità internazionale”. La Pillay ha sottolineato come “crimini di guerra e crimini contro l’umanità sono stati commessi più volte nella totale impunità”, ha biasimato il Consiglio di Sicurezza, che, in fase di stallo, non è riuscito a rinviare il caso della Siria alla Corte Penale Internazionale ed ha esortato i governi “a cessare di alimentare questa monumentale catastrofe umana del tutto evitabile tramite la fornitura di armi e altre forniture militari”.

Quasi 9mila bambini, tra cui più di 2mila sotto i 10 anni, tra le vittime innocenti. Ma potrebbero essere molti di più dal momento che nell’80 per cento dei casi l’età delle vittime non è registrata. Fin qui le dichiarazioni e i dati ufficiali. Ciò che lascia perplessi è, però, la conclusione del rapporto, che non ha attribuito la responsabilità di queste uccisioni a nessuna delle parti in causa. Dopo più di 3 anni di conflitto, dopo che è stato ampiamente dimostrato che le bande armate in Siria sono state supportate militarmente e finanziariamente dall‘Occidente e dai suoi alleati regionali (Qatar, Arabia Saudita e Turchia) per destabilizzare uno Stato Sovrano, dopo la schiacciante vittoria del Presidente Bashar Al-Assad alle presidenziali, dopo le prove dell’estraneità del governo siriano ai massacri di civili (si legga http://www.ilfarosulmondo.it/wp/siria-seymour-hersh-svela-i-retroscena-del-sostegno-occidentale-ai-ribelli/), ci si aspettava che l’Onu tornasse a rivestire il ruolo che le compete e mantenesse un minimo di credibilità, ammettendo ciò che è davanti ai nostri occhi da 3 anni. Ma ciò non è avvenuto.

Come all’inizio del conflitto siriano quando, invece di verificare con la propria presenza la situazione nel Paese, si limitò a trasmettere le veline che giungevano da Londra, come riferisce Thierry Meyssan nel suo “Menzogne e Verità sulla Siria”, del 28 novembre del 2011: “Si potrebbe pensare che le accuse sulla presunta repressione e il numero delle vittime siano state accuratamente verificate. Niente affatto. Hanno avuto origine da una singola fonte: Osservatorio siriano dei diritti dell’uomo, con sede a Londra, i cui leader chiedono l’anonimato. Qual è il valore della gravità delle accuse, se non sono sottoposte a un controllo incrociato, e perché istituzioni come l’Alto Commissario per i Diritti Umani e le Nazioni Unite, le riprendono senza controllarle?”. Anche oggi, l’Onu si limita a constatare che la Siria è devastata, si indigna per i massacri ai danni dei civili, si dice preoccupata per le sorti di milioni di profughi, ma si guarda bene dal prendere una posizione e condannare apertamente i fautori di tanta devastazione.

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