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Siria nuovamente al centro del conflitto

I combattimenti in Medio Oriente, che si sono spostati dal Libano alla Siria, sollevano nuove domande sugli interessi regionali e globali che guidano il conflitto. L’intenzione di devastare il territorio siriano, soprattutto nelle zone di Aleppo e Idlib, non è casuale e sembra che sia destinata a mettere alla prova la capacità degli Stati Uniti e di Israele di riportare la Siria al centro del conflitto.

Perché la Siria, e perché proprio adesso?

La Siria, che ha sofferto più di un decennio di sanguinosa guerra, rimane al centro dei conflitti regionali. La recrudescenza degli attacchi nel nord non è solo il risultato di interessi militari, ma anche una risposta all’insistenza della Siria nel rifiutare le richieste americane e regionali. Due fattori principali influiscono qui:

  1. Il rifiuto della Siria di smettere di sostenere le forze della Resistenza in Libano, Palestina e nell’intera regione.
  2. La sua opposizione al progetto del gasdotto del Qatar, che mira a trasportare il gas attraverso la Turchia verso l’Europa, una mossa che minaccia il gas russo e serve gli interessi occidentali.

Il nesso economico: gas e controllo regionale

Il gasdotto del Qatar (“Dolphin”) è una chiave per comprendere il conflitto. Il progetto mira a rafforzare la posizione della Turchia nel mercato del gas del Medio Oriente e consentirle di competere con la Russia. Il sostegno turco al gasdotto costituisce una leva di influenza per l’Occidente, mentre la Siria rifiuta di collaborare, diventando così un grosso ostacolo alla realizzazione del piano.

Turchia: doppi interessi e influenza regionale

La Turchia, sotto la guida di Erdogan, sta lavorando per realizzare la visione del nuovo Impero Ottomano. Allo stesso tempo, desidera creare una zona cuscinetto al confine con la Siria, a una profondità di 30 km, per respingere le forze curde e garantire un controllo sicuro del confine con l’Iraq e la Siria. Inoltre, vuole controllare anche le aree dei monti Qandil, in una sofisticata cooperazione con Stati Uniti e Israele.

Implicazioni regionali: Siria, Libano e Israele

Sembra che le tensioni nel nord della Siria siano legate anche agli scontri al confine tra Libano e Israele. Mentre Erdogan cerca di avvicinarsi a Damasco e di parlare di pace, continua a sostenere i gruppi terroristici nella regione di Idlib, pur mantenendo la cooperazione con Israele e gli interessi occidentali. Le sue dichiarazioni pubbliche non sono coerenti con l’attività sul campo, il che indica lealtà ai piani americano-sionisti di indebolire la Siria e smantellare l’Asse della Resistenza nella regione.

Piani per un nuovo Medio Oriente

L’attività in Siria è parte di un piano complessivo per rimodellare il Medio Oriente. La Siria, in quanto importante snodo commerciale e di influenza, continua a essere al centro della lotta tra le superpotenze. I danni alla sua stabilità, sia attraverso l’economia che attraverso i conflitti militari, non solo danneggiano il Paese, ma minano la stabilità dell’intera regione, dal Levante all’Europa. La lotta attuale non è solo un conflitto locale, ma riflette un ampio processo di lotta tra interessi regionali e globali. Rafforzare la Siria e mantenere la sua stabilità non è solo un interesse siriano, ma anche un ampio interesse strategico per il mantenimento dell’equilibrio geopolitico in Medio Oriente e nell’Asia occidentale.

di Redazione

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