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Gaza, la pioggia aggrava sofferenze degli sfollati

Gaza – Le fredde piogge invernali stanno flagellando la Striscia di Gaza devastata dalla guerra, aggravando le sofferenze dei palestinesi costretti ad abbandonare le loro case e rifugiarsi in tende allagate.

Le temperature sono scese durante la notte mentre la pioggia ha colpito il territorio devastato dalla guerra dove molte tende sono state sommerse e molte persone sono state costrette a dormire sotto teli di plastica a causa della mancanza di qualsiasi rifugio migliore. Sono circa 1,9 milioni le persone sfollate durante tre mesi di guerra.

Raffiche di vento scuotono le fragili strutture, mentre le persone cercano di rinforzarle con altri teli di plastica. Con la guerra nel suo terzo mese, molti palestinesi sopravvivono senza materassi, coperte o qualsiasi altra cosa che li tenga al caldo.

Gli sfollati chiedono il minimo: materassi, coperte, vestiti per gli sfollati. Bilal Abu Bakr, fuggito dal campo profughi costiero di al-Shati, ha affermato di non avere elettricità né accesso a internet.

Senza abbastanza latrine, la defecazione all’aria aperta è prevalente, aumentando le preoccupazioni di un’ulteriore diffusione di malattie, in particolare durante le piogge e le relative inondazioni. “Hanno un disperato bisogno di cibo, acqua, riparo, salute e protezione”, ha affermato l’Ocha delle Nazioni Unite.

Gaza al collasso

Dal 3 dicembre, decine di migliaia di persone hanno raggiunto Rafah, secondo l’agenzia umanitaria delle Nazioni Unite, dove si trovano ad affrontare “condizioni di estremo sovraffollamento sia all’interno che all’esterno dei rifugi”.

“Dove fanno i bisogni le donne? Non ci sono bagni. Abbiamo trascorso cinque giorni all’aperto. Ora la pioggia ha allagato le tende”, ha dichiarato Qassas, 41 anni. Rafah è diventato un enorme campo per sfollati vicino al confine egiziano, con centinaia di tende montate utilizzando legno e teli di plastica.

La città di Rafah ospita oggi oltre un milione di persone mentre prima ne ospitava 280mila. L’agenzia delle Nazioni Unite è molto lontana da una risposta umanitaria adeguata. Quando gli aiuti vengono consegnati, spesso non sono altro che una lattina di tonno o fagioli e una bottiglia d’acqua da condividere per un’intera famiglia.

di Redazione

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