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Le mani della Cina sul Sud America

di Salvo Ardizzone

L’abbiamo detto più volte che le forniture di materiale militare e le condizioni a cui vengono effettuate, sono uno degli strumenti primari con cui si esercita una proiezione politica e si realizza un’area di influenza esclusiva.

Le commesse di armamenti sono state e sono un classico dell’imperialismo Usa, con cui ha legato Stati e mantenuto un’egemonia, trovando con esse un modo ideale per foraggiare gli establishment dei vari Paesi, attraverso parte di quegli enormi flussi di denaro, frutto di prezzi e di condizioni di pagamento il più delle volte fissati in funzione delle convenienze. La Cina, il nuovo imperialismo che s’afferma, ha fatto tesoro di questa antica lezione: durante la recente visita a Pechino della “Presidenta” argentina Cristina Kirchner, sono state gettate le basi per una massiccia fornitura di mezzi per l’Aviazione, l’Esercito e la Marina di Buenos Aires.

Si tratta di 110 blindati Norinco Vn1 per l’Esercito; 5 pattugliatori Opv, probabilmente delle corvette Type 056 versione esportazione, per la Marina; 14 velivoli Jf-17 o J-10 per l’Aviazione, che potrebbero finalmente sostituire i decrepiti Mirage III, Dagger e A-4 vecchi di quasi cinquant’anni.

Da tempo il Paese sud americano intendeva rinnovare i propri mezzi, ridotti ormai in condizioni pietose, ma la situazione economica disastrosa aveva scoraggiato i potenziali fornitori. Ora la Cina s’è fatta avanti proponendo non solo la vendita dei mezzi, ma accordi che prevedono la costruzione in Argentina di parte di essi, con ricadute industriali ed occupazionali preziose per la boccheggiante economia.

L’offerta di Pechino è tutt’altro che sprovveduta; da anni è impegnata in una sistematica colonizzazione dell’intero Sud America (in primis in Brasile), attraverso investimenti mirati e acquisiti di materie prime a condizioni di favore da un canto, e la completa apertura di quei mercati alle proprie merci (di scarsa qualità e basso prezzo) che sta distruggendo le industrie manifatturiere di quei Paesi dall’altro.

Con questa fornitura la Cina lega ancor di più a sé l’Argentina: i prestiti che essa stessa concederà a Buenos Aires per l’acquisto, potranno essere pagati con materie prime scelte da Pechino. In parole povere, fra prestiti, forniture selettive, mercati invasi e acquisti mirati in regime di quasi monopolio, un altro Paese s’avvia a divenire una colonia, con tutto il suo sistema produttivo orientato secondo le esigenze del nuovo padrone: il nuovo imperialismo cinese.

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