Siria. I cristiani non hanno bisogno di nuove guerre ma di aiuto
Mentre il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama sta cercando di raccogliere consensi ai suoi controversi piani per bombardare la Siria, i leader cristiani dalla Siria hanno invitato le nazioni occidentali a concentrare i loro sforzi per contribuire a soddisfare i “disperati bisogni” dei siriani che soffrono. La Chiesa cristiana di Siria necessita di aiuto non di una nuova guerra che andrebbe a colpire un Paese già devastato e stremato, così ha dichiarato il Fondo Barnabas.
Nella giornata di giovedì anche Papa Francesco ha fatto sentire la sua voce per la pace in Siria con una lettera indirizzata a Putin in qualità di presidente di turno. Nel messaggio rivolto a tutti i leader del G 20, riuniti a Pietroburgo, il pontefice di Roma scrive: “Purtroppo duole constatare che troppi interessi di parte hanno prevalso da quando è iniziato il conflitto siriano, impedendo di trovare una soluzione che evitasse l’inutile massacro a cui stiamo assistendo”. I leaders del G20, invoca Francesco, “non rimangano inerti di fronte ai drammi che vive già da troppo tempo la cara popolazione siriana e che rischiano di portare nuove sofferenze a una regione tanto provata e bisognosa di pace. A tutti loro, e a ciascuno di loro, rivolgo un sentito appello perché aiutino a trovare vie per superare le diverse contrapposizioni e abbandonino ogni vana pretesa di una soluzione militare”. Perché “è un dovere morale di tutti i governi del mondo favorire ogni iniziativa volta a promuovere l’assistenza umanitaria a coloro che soffrono a causa del conflitto dentro e fuori dal Paese”.
La guerra “è un’ esperienza terribile” che “noi abbiamo già vissuto” e per questo “ci sentiamo molti vicini” alla Siria. È quanto afferma dall’Iraq ad AsiaNews Mar Louis Raphael Sako, Patriarca caldeo, che rispondendo all’appello di Papa Francesco ha invitato vescovi, sacerdoti e fedeli d’Iraq “al digiuno per la pace in Siria e in tutto il Medio oriente”. Sottolineando “le sofferenze” del popolo siriano, ha ricordato inoltre che “per noi 10 anni fa si prospettava un simile scenario” e a distanza di tempo [dalla guerra lanciata dagli Stati Uniti nel 2003, che ha portato alla caduta di Saddam Hussein, ndr] “non abbiamo né democrazia né libertà”. “Anzi – aggiunge – vi è confusione e la sicurezza sta peggiorando… Ogni giorno in Iraq ci sono nuovi morti”.
Giorni prima una voce da Aleppo: “Qui la gente vive nell’incertezza e nella sofferenza, ma nessuno aspetta la liberazione dalle bombe e dai missili di un intervento militare esterno. Anche per me sarebbe una pazzia fare azioni di guerra elevando la bandiera della pace. Tutti pregano perché l’intervento non ci sia, e torni davvero la pace”. Cosi il parroco David Fernandez, missionario cattolico dell’Istituto del Verbo Incarnato, descrive all’Agenzia Fides la reazione dei suoi fedeli di Aleppo davanti alle voci su un imminente attacco contro le postazioni dell’esercito di Assad da parte di forze straniere. Nel racconto di don David, Aleppo viene di nuovo descritta come una città sotto assedio delle milizie ribelli, dove “i forni sono chiusi perché manca anche la farina per fare il pane” mentre non si riesce a dormire né di giorno né di notte per il fragore degli scontri e dei bombardamenti in atto nei sobborghi periferici. In tutto questo – aggiunge a Fides p. David – “tante persone portano la loro croce con fede e fortezza, chiedendo il dono della pace a Dio, l’unico a cui ancora affidano le proprie speranze”.
Nel corso della settimana altri interventi si sono susseguiti nell’appello alla pace da parte di religiosi. Così il Patriarca latino di Gerusalemme Fouad Twal, già arcivescovo di Tunisi in un comunicato scrive: “Si assiste qui ad una logica che ricorda la preparazione della guerra in Iraq nel 2003: non si deve ripetere quella “commedia delle armi di distruzione di massa in Iraq”, quando in realtà non ce ne erano. I nostri amici dell’Occidente e degli Stati Uniti non sono stati attaccati dalla Siria. Chi li ha nominati polizia della democrazia in Medio Oriente? C’è bisogno di aumentare il numero dei morti oltre i 100mila? E’ necessario ascoltare tutte queste anime che vivono in Siria e che gridano il loro dolore che dura da più di due anni e mezzo. Hanno pensato alle mamme, ai bambini, agli innocenti?”.
“Mai più la guerra”. Per questo occorre la buona volontà degli uomini e soprattutto un aiuto di Dio, che non è un artificio pietistico ma il cuore della speranza.