Siria, la guerra è finita, ora serve stabilità
In Siria, otto anni di stragi, attentati e massacri hanno causato la morte di almeno mezzo milione di persone e un Paese totalmente devastato. Oggi, grazie a una valorosa campagna militare condotta dall’esercito siriano e dai suoi alleati contro queste forze terroristiche, si inizia a parlare di una fine del conflitto. Di sicuro, alla Siria serviranno diversi anni prima di tornare a una totale situazione di stabilità. Negli ultimi anni, si è registrato anche un graduale rientro in patria dei tantissimi siriani che in fuga dal terrorismo, avevano trovato rifugio nei Paesi confinanti (Libano, Giordania, Turchia).
Lavrov: la guerra in Siria è finita
Il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ha affermato che il terrorismo sostenuto da potenze straniere in Siria sia giunto al termine. Ora – continua il ministro – è tempo di promuovere una risoluzione duratura della crisi sia nel Paese arabo devastato dalla guerra che nell’intera regione del Medio Oriente. “La guerra in Siria è davvero finita. Il Paese sta gradualmente tornando a una vita normale e pacifica. Alcuni punti di tensione rimangono nei territori che non sono controllati dal governo siriano, come Idlib e la sponda orientale dell’Eufrate”, ha dichiarato Lavrov l’agenzia di stampa russa Sputnik.
L’alto funzionario russo ha quindi indicato la fornitura di aiuti umanitari per i civili colpiti e la “promozione del processo politico per risolvere la crisi per raggiungere una stabilizzazione della situazione nel Paese e nell’intera regione del Medio Oriente”, come le questioni più importanti per quanto riguarda la Siria. Lavrov ha aggiunto: “Riteniamo che la formazione e il lancio di un comitato progettato per sviluppare la riforma costituzionale sarà un passo importante per far avanzare il processo politico guidato e portato avanti dagli stessi siriani con l’assistenza delle Nazioni Unite.
Sostegno russo e ambiguità
Il ministro russo ha continuato affermando che la Russia ha adottato alcune misure per “sostenere gli sforzi del governo siriano nella sua lotta contro i terroristi, che rimangono ancora nella zona di Idlib, e promuovere questioni relative all’assistenza umanitaria e alla facilitazione del processo politico nel contesto di formazione del comitato costituzionale”.
Sul ruolo della Russia in Siria ci permettiamo di aprire una parentesi. Confermando l’importanza dell’intervento russo al fianco della Siria nella lotta al terrorismo, crediamo sia doveroso chiarire alcuni aspetti. La Russia si è schierata al fianco del governo di Assad solo ed esclusivamente per una convergenza di interessi di Putin in prima battuta e interessi strategici geopolitici del Paese in seconda. Grazie all’intervento in Siria, oggi la Russia di Putin ricopre un ruolo di primo piano nella regione e non solo. Tutto questo si traduce anche in un controllo delle tante risorse di cui la regione gode.
Ovviamente non sono gli interessi di una Nazione e del suo leader a impressionarci, alla fine la geopolitica è anche questa, spesso ci si sporca le mani. L’aspetto che teniamo a chiarire è la lealtà della Russia nei confronti della Siria. Di certo, non ci aspettavamo una lealtà vera e pura così come è stata manifestata da altri alleati come ad esempio Hezbollah, Pasdaran e le varie milizie sciite della regione. Putin si è trovato ad essere l’uomo forte nella regione, quindi, a gestire i giochi in tutta l’area. Ha trattato e chiuso accordi con tutti, amici e nemici, forse, anche questo potrebbe rientrare nella norma.
Doppio gioco russo
Sono altri gli aspetti che teniamo a sottolineare e condannare. Non discutiamo sugli accordi poco limpidi che Putin chiude con Usa, Turchia o Israele, ma condanniamo la complicità nelle aggressioni americane e israeliane. In Siria, non passa giorno in cui aerei della coalizione americana o israeliani non effettuino attacchi sulla popolazione. Questo accade con la complicità della Russia che, volendo, con tutti i sistemi di Difesa schierati nel Paese potrebbe tranquillamente intervenire per difendere la popolazione. A tal proposito, restiamo sempre in attesa di vedere realmente attivato il sistema di Difesa aerea S-300 che la Russia consegnò anni fa alla Siria. Avere un tale sistema attivo metterebbe nei guai l’aviazione israeliana che fino ad oggi ha avuto gioco facile. Purtroppo, dietro a tutto questo c’è un tacito quanto vergognoso accordo tra Putin e Netanyahu. La Russia difende solo ed esclusivamente le proprie basi militari in territorio siriano.
A tal proposito, il Presidente della Commissione per la sicurezza nazionale e la politica estera del Parlamento iraniano, Heshmatollah Falahatpishe, ha criticato la Russia per aver disattivato il suo sistema di difesa missilistica S-300 schierato in Siria, durante i raid aerei israeliani. Il funzionario iraniano ha fatto queste osservazioni nel corso di un’intervista con l’agenzia di stampa della Repubblica islamica dell’Iran (Irna).
Dato che non siamo nè fini intellettuali, nè tifosi da bar, crediamo doveroso fare queste precisazioni per chi è morto sotto le bombe israeliane.
di Giovanni Sorbello