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Siria, dopo gli alawiti ora tocca ai drusi

Siria – Gli stessi terroristi guidati da al-Julani, armati, addestrati e finanziati da Turchia, Qatar e Occidente, che hanno compiuto massacri contro gli alawiti siriani sulla costa, ora stanno commettendo un altro massacro, questa volta contro i drusi nel sud. È la stessa strategia takfiri.

Nonostante i drusi siriani cerchino di ingraziarsi e di presentarsi come alleati di Israele, il regime di Tel Aviv non farà nulla di eclatante per fermare il massacro. Aspetterà che i rappresentanti takfiri indeboliscano i drusi in modo irreparabile e che il tessuto demografico del sud si disgreghi. Solo dopo colpirà alcuni obiettivi simbolici, si spaccerà come il salvatore e “ricollocherà” ciò che resta della popolazione drusa nel Golan, consolidando il suo controllo su territori che ha occupato illegalmente dal 1967. Una mossa calcolata e coloniale.

L’intero teatro siriano si sta integrando perfettamente nel piano strategico a lungo termine di Israele. Julani, da parte sua, sta semplicemente recitando la sua parte… promesse di normalizzazione agli americani in cambio di un allentamento delle sanzioni, ma soprattutto, garanzia di rimanere l’uomo dell’Occidente a Damasco. In realtà, gli americani non hanno mai avuto intenzione di revocare una singola sanzione, che Assad rimanesse o meno. L’obiettivo non è mai stato la democrazia, ma lo smembramento.

Siria a un passo dalla disintegrazione

Quello a cui stiamo assistendo ora è la fase finale di un piano attentamente orchestrato per abbattere l’ultimo Stato arabo rimasto in piedi che ha osato resistere al progetto sionista. E tutto questo, tragicamente, è stato reso possibile da attori regionali convinti di poter sventare i disegni imperialisti.

Purtroppo, se la Siria avesse reagito con forza fin dal primo attacco israeliano sul suo territorio, il costo, seppur elevato, sarebbe stato di gran lunga inferiore alla disintegrazione a cui stiamo assistendo oggi. Rimanere ai margini, riporre fiducia nelle alleanze mutevoli e affidarsi ad attori del Golfo con programmi coloniali ha portato esattamente a ciò che era stato previsto fin dall’inizio: una Siria frammentata, inginocchiata alle porte di Israele. Assad non è esente da colpe e responsabilità.

di Redazione

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