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Siria: crimini e violazioni dei diritti umani condannati anche dall’Onu

di Manuela Comito

Valerie Amos, Sottosegretario Generale per gli Affari Umanitari delle Nazioni Unite, ha dichiarato che i civili siriani continuano ad essere vittime di palesi violazioni dei diritti umani, e che questa situazione è la conseguenza del terrorismo e dalla violenza delle bande armate che hanno devastato la Siria negli ultimi 3 anni. La Amos, secondo quanto riportato da Press Tv, ha espresso preoccupazione per i frequenti attacchi agli ospedali, alle strutture mediche, alle reti idriche. Ad Aleppo è stata presa di mira la principale stazione di pompaggio dell’acqua, con la conseguente interruzione della fornitura di acqua potabile, cosa che ha creato gravissimi disagi a quasi un milione di persone. Queste dichiarazioni seguono di pochi giorni quelle rilasciate da Paulo Sergio Pinheiro, Presidente della Commissione internazionale d’inchiesta per la Siria, secondo cui il gruppo terroristico dell’Isil, strettamente legato ad Al-Qaeda, è responsabile delle violenze contro i civili inermi e della distruzione delle infrastrutture.

Sono oltre 160 mila i morti e milioni gli sfollati in Siria, dopo 3 anni di un conflitto sanguinoso. Secondo la Commissione delle Nazioni Unite, contro il legittimo governo di Bashar Al-Assad, e al fianco dei cosiddetti “ribelli” hanno combattuto tra i 10 mila e i 15 mila stranieri. Mentre i Paesi occidentali, in collaborazione con i loro alleati regionali (Turchia, Arabia Saudita e Qatar), hanno supportato politicamente, economicamente e militarmente l’aggressione ad un paese sovrano. Tale aggressione è stata preceduta e accompagnata da una vergognosa campagna mediatica volta a screditare, al cospetto dell’opinione pubblica mondiale, la dirigenza siriana mediante una serie di menzogne, che dovevano servire a nascondere i reali motivi che hanno portato all’aggressione coloniale della Siria ad opera delle bande dei “ribelli” sotto l’egida di Washington.

A questo punto, è utile citare Thierry Meissan; nel suo articolo “Estensione della guerra del gas al Levante” del 21 luglio 2014, tra l’altro, si legge: “Poiché ogni guerra è intrapresa da una coalizione, risulta naturale che essa abbia molteplici obiettivi, in modo da soddisfare gli interessi specifici di ciascun membro della coalizione. Da questo punto di vista, i combattimenti che ora infuriano in Palestina, in Siria e in Iraq hanno in comune il fatto di essere guidati da un blocco formato dagli Stati Uniti contro i popoli che a loro resistono, il fatto di perseguire il piano di ristrutturazione del “Medio Oriente Allargato” (Greater Middle East), nonché il fatto di modificare il mercato globale dell’energia. A proposito di questo ultimo punto, due cose possono cambiare: il tracciato dei gasdotti e lo sfruttamento di nuovi giacimenti […]. L’imperialismo anglosassone è sempre mosso da ambizioni economiche che impone in spregio alle logiche politiche locali. La scissione che caratterizza stabilmente il mondo arabo non è quella tra partiti religiosi e laici, ma quella tra Resistenti e Collaboratori all’imperialismo”.

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