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Siria, Cecenia centro reclutamento mercenari

Sui social media circolano videoclip che documentano i massacri commessi contro i civili in Siria, nei quali compaiono combattenti stranieri, in particolare provenienti dalla Cecenia e da altri Paesi dell’Asia centrale. Questo fenomeno non è casuale, ma fa parte di una strategia deliberata utilizzata in molti conflitti. Ma sorge una domanda: perché proprio la Cecenia? Perché vengono reclutati combattenti stranieri per combattere i siriani invece di affidarsi alle forze locali?

Dalla Cecenia alla Siria: il viaggio dei mercenari

Per comprendere questo fenomeno, dobbiamo soffermarci sulla storia dei combattenti/mercenari ceceni, che hanno combattuto diverse guerre prima di ritrovarsi in Siria. Iniziò con la prima guerra cecena (1994-1996) contro la Russia, che si concluse con una vittoria parziale della Cecenia e con l’acquisizione di un’instabile autonomia. Ma la seconda guerra cecena (1999-2009) fu diversa, poiché la Russia riuscì a riprendere il controllo, il che spinse un gran numero di combattenti a fuggire in altre zone, soprattutto in Afghanistan e Iraq, e alcuni di loro si stabilirono in seguito in Turchia.

Diversi campi di battaglia

Afghanistan (1980-2001): Durante la guerra sovietica in Afghanistan, i combattenti ceceni fecero parte di un’ondata di “mercenari transnazionali” sostenuta dagli Stati Uniti e dall’Arabia Saudita, reclutati e finanziati per combattere l’esercito sovietico. Alcuni di loro continuarono poi a combattere sotto la bandiera dei Talebani o di Al-Qaeda.

Iraq (2003-2011): dopo l’invasione statunitense dell’Iraq, i combattenti ceceni emersero come parte delle fazioni che combatterono contro le forze statunitensi e il nuovo governo iracheno, e facevano parte di gruppi legati ad Al-Qaeda e all’Isis.

Libia (2011): durante la guerra in Libia che rovesciò il leader Muammar Gheddafi, i combattenti ceceni furono osservati tra le fazioni armate che ricevevano il sostegno dell’Occidente e del Golfo, sia attraverso l’addestramento che attraverso gli armamenti.

Siria (2012-oggi): con l’intensificarsi della guerra in Siria, è stato invocato lo stesso modello, con combattenti ceceni che sono comparsi all’interno di fazioni estremiste come Jund al-Sham, Jaish al-Muhajireen wal-Ansar e, infine, tra le fila di Hay’at Tahrir al-Sham e Isis.

I combattenti ceceni non agirono di loro spontanea volontà, ma furono reimpiegati tramite i servizi segreti e i canali internazionali per servire obiettivi specifici.

Gli Stati Uniti e i loro alleati regionali

Durante la guerra sovietica in Afghanistan, Washington, attraverso la Cia, contribuì a creare la “rete globale del jihad”, che aprì la porta ai combattenti stranieri, tra cui i ceceni, per unirsi alla lotta contro i sovietici.

Successivamente, alcuni di questi furono utilizzati in Iraq, Libia e Siria, facilitandone gli spostamenti, soprattutto nei periodi in cui le potenze occidentali avevano bisogno di indebolire i regimi ostili.

A partire dalla seconda guerra cecena, la Turchia è diventata un importante punto di accoglienza per i combattenti ceceni in fuga dalla guerra, alcuni dei quali si sono stabiliti lì e hanno trovato agevolazioni nei loro spostamenti.

In Siria, Ankara ha svolto un ruolo di primo piano nell’aprire le frontiere a questi mercenari, soprattutto tra il 2012 e il 2016, quando questi ultimi si sono uniti alle fazioni armate che ricevevano da loro supporto logistico e militare.

Paesi del Golfo

Alcuni Stati del Golfo hanno fornito supporto finanziario e logistico a fazioni che includono combattenti ceceni in Siria, come parte di una strategia di supporto ai gruppi armati che combattono lo Stato siriano prima della caduta del regime dell’ex presidente Bashar al-Assad. Alcune associazioni “caritatevoli” hanno avuto un ruolo nel finanziare il trasferimento di questi combattenti nelle zone di conflitto, con il pretesto di sostenere il “jihad” o i “soccorsi”.

Ma ci chiediamo: perché compaiono nei massacri contro i civili? La risposta sta nella natura del ruolo che è stato loro assegnato. Questi combattenti non appartengono alla società siriana, il che li rende più propensi a compiere operazioni brutali senza alcuna considerazione morale o timore di reazioni locali.

Inoltre, nelle guerre esistono chiare strategie che si basano sull’impiego di combattenti stranieri come strumenti per terrorizzare le società prese di mira, allo scopo di cacciarle o distruggerne il morale. È quanto accaduto in passato in Iraq, Afghanistan e Libia, dove elementi stranieri venivano impiegati per compiere massacri e poi presentati come capri espiatori se le equazioni politiche cambiavano.

Ciò che sta accadendo in Siria è un piano per rimodellare la regione

La questione qui va oltre l’idea di guerra per procura e si concentra sul riciclaggio di mercenari che hanno combattuto guerre in altri campi, da gettare in battaglie secondo i calcoli dei Paesi che vogliono destabilizzare la regione. È noto che alcuni dei soggetti che hanno facilitato il trasferimento di queste persone in Siria sono gli stessi che avevano avuto legami con loro nelle guerre precedenti.

Ciò che sta accadendo in Siria non è solo un’estensione della guerra interna, ma piuttosto parte di un piano più ampio per rimodellare la regione utilizzando strumenti già noti nelle guerre precedenti. Questi combattenti non sono semplici individui in cerca di nuove battaglie, ma fanno parte di una strategia guidata da interessi internazionali e regionali. Finché esisteranno questi interessi, i civili rimarranno le prime e le ultime vittime di queste “guerre importate”.

di Redazione

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