Medio Oriente

Siria, campagna “End the Siege” condanna sanzioni Usa e Ue

Centinaia di persone, in diverse capitali mondiali, hanno partecipato sabato scorso ai sit-in nell’ambito della campagna “End the Siege”, volta a denunciare gli effetti devastanti delle sanzioni statunitensi e dell’Unione Europea sulla Siria.

La campagna, a cui hanno aderito organizzazioni di una dozzina di Paesi, tra cui Giordania, Palestina, Libano, Regno Unito, Germania e Canada, mira a portare l’attenzione sull’immensa sofferenza umana causata dalle sanzioni.

A Roma, in Italia, i membri del No-War Network e dei cittadini statunitensi per la pace e la giustizia hanno tenuto un sit-in davanti al Colosseo. I manifestanti al sit-in hanno criticato gli Stati Uniti per aver tratto profitto dal petrolio e dal grano siriani e hanno chiesto al Paese di lasciare la Siria per alleviare la povertà nella regione.

Rapporti Italia-Siria

L’Italia e la Siria un tempo avevano un forte rapporto, ma nel 2012 l’Italia ha chiuso la sua ambasciata a Damasco, unendosi ai suoi alleati occidentali. Nel 2019 si era parlato di normalizzare i rapporti con Damasco e riaprire l’ambasciata, ma ciò non è avvenuto.

Il recente terremoto in Siria ha ulteriormente aggravato la già deteriorata situazione economica e umanitaria. Fonti delle Nazioni Unite riferiscono che il 70 per cento della popolazione ha bisogno di assistenza umanitaria a causa della guerra e delle sanzioni.

In Bulgaria, studenti siriani, membri della comunità siriana e rappresentanti della Campagna internazionale per porre fine all’embargo sulla Siria si sono riuniti davanti al ministero bulgaro degli Affari esteri, chiedendo la revoca dell’embargo e misure coercitive unilaterali imposte al popolo siriano. I partecipanti hanno chiesto di consentire l’accesso di tutti i materiali di aiuto necessari ai siriani per contribuire alla ricostruzione del Paese, soprattutto dopo il devastante terremoto.

Un portavoce dei movimenti e dei partiti bulgari ha sottolineato il dovere morale e umanitario di tutti i Paesi, in particolare dell’Ue, di revocare immediatamente le sanzioni imposte.

di Redazione

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