Medio Oriente

Dal Conclave emergono forti divisioni per il dopo Ratzinger

di Mauro Indelicato

Fumata nera quindi dalla Cappella Sistina; era del resto prevedibile, in duemila anni di storia, nessun successore di Pietro è stato mai eletto alla prima votazione di un Conclave e, come descritto nella nostra testata, lo scenario frammentato che si presenta quest’anno nel collegio cardinalizio, non dava alcuna speranza di una immediata fumata bianca.

Ma facciamo un piccolo passo indietro, torniamo a quando i 115 elettori erano ancora a contatto con il resto del mondo, precisamente nell’ultima congregazione svoltasi nella nuova aula del Sinodo: in barba a quello che i media tradizionali riferiscono, l’atmosfera dentro il gruppo dei porporati è tutt’altro che calma e tranquilla ed anche un Cardinale d’esperienza come Angelo Sodano, in qualità di decano, ha fatto fatica a far proseguire ordinatamente i lavori.

La questione verte sull’istituzione più indegna presente dentro le mura vaticane, ossia lo IOR: in particolare, un cardinale brasiliano, Joao Braz de Aviz, non ha usato mezzi termini nel definire scandalosa la gestione della banca vaticana, chiedendo lumi su investimenti fatti anche in un periodo in cui non vi era il presidente e dunque ci si doveva limitare ad un’ordinaria amministrazione.

Dopo il cardinale sudamericano, è intervenuto l’ex segretario di stato, Tarcisio Bertone, che è anche della commissione cardinalizia dello IOR, il quale ha difeso l’operato non solo della banca, ma anche della Curia in generale, criticando Braz de Aviz per aver pubblicamente criticato la gestione della Chiesa alla stampa nella giornata di sabato.

Ma il porporato brasiliano, carattere forte dato anche dal fatto di essere sopravvissuto tempo fa ad una sparatoria che attualmente gli ha lasciato sul corpo qualcosa come 130 proiettili di piombo mai estratti, non ha taciuto alle parole di Bertone, ha richiesto nuovamente di parlare e, oltre a ribadire le critiche allo IOR, ha anche affermato come lui non abbia mai passato alcuna informazione alla stampa, insinuando invece che tutto sia finito in pubblica piazza per vie di informatori segreti interni.

A quel punto, riferiscono diverse fonti molto accreditate, gran parte dei Cardinali si è messa ad applaudire Braz de Aviz, tributandogli dunque molti consensi e facendo trasparire dunque una profonda spaccatura tra romani ed anti – romani in seno a questo Conclave.

Vedendo oggi i Cardinali giurare, si è avuta la sensazione che mai dentro il collegio porporato ci fosse tanta gente proveniente dagli angoli più remoti del pianeta e soprattutto sconosciuta al cosiddetto “grande pubblico” e questo, se da un lato è un punto a favore per gli anti – romani, visto che tra africani, americani ed alcuni stessi europei cresce l’insofferenza verso la Curia, dall’altro non ha al momento creato un vero e proprio fronte comune che indichi un nome.

Il nome di Angelo Scola come unico candidato degli anti – curiali, è stato in realtà azzardato, verosimilmente l’attuale arcivescovo di Milano servirà per sondare quanti sono tutti coloro che vorranno un Pontefice che affronti temi spinosi una volta insediatosi sul trono di Pietro, per poi puntare su altri nomi, possibilmente extraeuropei, da proporre ai 2/3 del Conclave già dalla giornata di giovedì.

In questo caso, salirebbero le chance degli americani, con Timoty Dolan e Sean O’Malley in prima fila, con quest’ultimo che, grazie alla sua lotta contro la pedofilia ed il suo vestiario che comprende solo sandali e saio, sembra il più gradito da alcuni sondaggi effettuati sulla rete in tutto il mondo.

La pista europea degli anti – romani invece, porta a Christofer Shonborn, sul quale molti Cardinali vorrebbero puntare per la sua popolarità e la sua capacità di comunicazione. Una cosa comunque appare certa: la spaccatura tra curiali e non curiali è decisamente divaricata e probabilmente le tante rimostranze nel mondo cattolico e non per l’attuale gestione in Vaticano, hanno sortito gli effetti di posizionare buona parte del Conclave in posizioni tendenti ad un radicale cambiamento.

Se poi anche Giovan Battista Re, uno dei decani della Curia, afferma che bisogna riformare diversi aspetti del governo della Chiesa, allora la possibilità che dalla loggia della basilica di San Pietro si affacci un volto non “pronosticato” alla vigilia è molto probabile.

Per chi è al di fuori del Conclave, per capire ancor prima dell’habemus Papam il nome del successore di Benedetto XVI, ci potrebbero essere utili diversi indizi: il primo, riguarda la durata del Conclave stesso. Se la fumata bianca infatti arriverà già mercoledì, vuol dire che uno dei papabili della vigilia ha ottenuto il quorum e dunque i nomi di Scola e Shonborn, per gli anti – romani, o di Sherer per i curiali, potrebbero essere quelli del nuovo Papa; se invece la fumata bianca arriverà nella giornata di giovedì od oltre, vuol dire che si saranno superati gli 8 scrutini e dunque il nuovo Papa potrebbe essere un’autentica sorpresa, tirando in ballo i cosiddetti “outsider.”

Ricordiamo come le fumate saranno due al giorno, al termine di ogni votazione dispari: domani mattina il comignolo della Sistina sbufferà dopo la terza votazione, nel pomeriggio dopo la quinta  e così via; ovviamente, in caso di elezione dopo una votazione pari, la fumata bianca sarà anticipata e quindi se uscirà con anticipo rispetto agli orari previsti, vuol dire che si è in presenza di un ulteriore elemento di conferma che il nuovo Papa è stato eletto.

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