Sigonella, tra omertà italiana e prepotenza Usa
Domenica scorsa, sei voli civili diretti all’aeroporto civile di Fontanarossa (alla periferia di Catania), vengono dirottati sullo scalo di Palermo; a caldo il fatto viene motivato da “esercitazioni nella base americana di Sigonella” (che è a pochi chilometri), ma la prima versione viene subito corretta da un comunicato dell’Aviazione Militare italiana, che smentisce le esercitazioni e addebita il dirottamento dei voli a non meglio definite condizioni meteo sfavorevoli e all’attività vulcanica dell’Etna.
Peccato che proprio domenica, un team composto da elementi della Delta Force e da specialisti dell’Fbi, abbia catturato a Bengasi Ahmed Abu Khattala, un libico accusato da tempo di aver avuto un ruolo di primo piano nell’assalto al consolato Usa di Bengasi, dove perse la vita l’ambasciatore Chris Stevens. A quanto pare, il blitz era in programma da molto tempo e sarebbe dovuto scattare già in concomitanza con la cattura di Abi Anas al-Libi, avvenuta a Tripoli nell’ottobre scorso, ma era stato rinviato perché il “bersaglio” non era raggiungibile.
La notizia dell’operazione è trapelata martedì pomeriggio, con i primi particolari dell’azione: i Delta, partiti da Sigonella (dove da molto tempo sono di casa, malgrado quella sia una base della Marina), hanno raggiunto Bengasi e, insieme ad agenti federali, hanno catturato Khattala e l’hanno trasferito nella base siciliana, da dove è ripartito per gli Usa. Ad appoggiare l’operazione c’era la Us Navy Batan, che incrociava nell’area, pronta a intervenire.
La presenza di agenti federali si giustifica col fatto che l’uomo è incriminato dal Dipartimento della Giustizia Usa per la vicenda del Consolato, e con l’ossessione della forma che gli Usa applicano anche a un rapimento, la presenza dei G Men ai loro occhi era ritenuta necessaria.
Dal punto di vista dell’Amministrazione statunitense, l’unica preoccupazione è rispettare le proprie regole, perché quelle degli altri semplicemente non esistono; infatti, dinanzi a quest’ennesima dimostrazione, poniamo ancora una volta la domanda: cosa c’entra con la Nato e con le sue finalità questo blitz, che è solo l’ultimo (ma solo a quanto ci è dato sapere) d’una serie lunghissima; tutte operazioni programmate e svolte nell’unico interesse a Stelle e Strisce.
Sigonella “dovrebbe” essere una base Nato, ma diciamolo chiaro: è un pezzo di territorio nazionale ceduto agli Usa, perché nei loro esclusivi interessi vi possano fare ciò che vogliono. Sarebbe ora che, una buona volta, cominciassimo a riflettere seriamente su questa sistematica cessione di sovranità.
di Salvo Ardizzone