Sicilia. “Unica strada l’autodeterminazione”
Un gioiello nel cuore del Mediterraneo, una terra che da sempre attira a sé tutto il mondo: è la Sicilia, terra di amore, bellezza, tradizioni ma anche troppe volte bersaglio di conquiste e occupazioni, oppressione e sfruttamento non solo straniero ma anche da parte di uno Stato, quello italiano, che non risparmia l’attuazione di una politica volta a sfavorire le risorse di questa grande Regione.
Ma adesso i Siciliani “alzano la cresta”, come ha detto recentemente Salvo Sparatore del Movimento di Liberazione Nazionale del Popolo Siciliano, lo stesso movimento che il 4 Giugno del 2013 ha depositato la richiesta di autodeterminazione della Sicilia a Ginevra, presso la sede Onu.
Ne abbiamo parlato con Rosa Cassata, da sempre sostenitrice della causa d’indipendenza siciliana, la stessa che a Ginevra ha contribuito, come rappresentante del M.L.N.P.S, movimento non politico, a smuovere le coscienze dei siciliani e ad aprire le porte ad un progetto che potrebbe significare l’inizio di una nuova era per tutta la Sicilia.
Quando nasce il Movimento di Liberazione Nazionale del Popolo Siciliano? Gli obbiettivi sono gli stessi perseguiti anche da altri movimenti indipendentisti dell’isola?
Il Movimento di Liberazione Nazionale viene costituito nel Marzo del 2013. Per quanto riguarda gli obbiettivi del movimento, io parto dal principio che se uno è indipendentista dovrebbe comunque perseguire l’obbiettivo dell’indipendenza, cosa completamente diversa dall’autonomia. Io faccio sempre un esempio: l’autonomia è come stare a casa in affitto, l’indipendenza significa stare a casa propria. In linea di massima i movimenti indipendentisti prevedono l’indipendenza della Sicilia. Noi abbiamo chiesto che tutti i movimenti indipendentisti, senza sparire come soggettività, confluiscano nel Movimento di Liberazione, anche perché ad esso si partecipa come individui prima di tutto.
La richiesta di autodeterminazione presentata a Ginevra presso la sede Onu costituisce una norma di diritto internazionale, un diritto inderogabile di cui anche il Veneto o la Sardegna vogliono avvalersi. Quale riscontro vi aspettate dunque, dopo che la richiesta verrà esaminata dagli organi di competenza?
I tempi per l’accettazione della richiesta di autodeterminazione dipendono anche dal lavoro necessario per svolgere il tutto, però io penso che la prenderanno presto in considerazione anche perché è un diritto nostro a tutti gli effetti. La Sicilia ha bisogno di questa boccata d’aria in tutti i campi.
Quali vantaggi porterà alla Sicilia l’eventuale accettazione del diritto di autodeterminazione?
Tra i vantaggi, prima di tutto quello di essere una nazione. Nel momento in cui verrà riconosciuta la nostra domanda di autodeterminazione, la Sicilia darà vita ad una serie di procedure che nasceranno nel corso di questa scalata in modo tale da avere uno Stato sovrano ed una nazione indipendente capace di dire la sua sia in ambito europeo che internazionale. Per il siciliani innanzitutto il vantaggio sarà di natura economico perché la Sicilia potrà sfruttare le proprie risorse in maniera sovrana, essendo la stessa situata in un punto nevralgico del mondo. Noi come Movimento vogliamo affiancare al nome Sicilia la parola Pace, quindi non vogliamo una piattaforma di guerra come è allo stato attuale. Questa terra da millenni è stata una terra di accoglienza e di convivenza pacifica di diversi popoli e culture che hanno vissuto senza problemi di religione o di altro.
Come si pone il Movimento riguardo l’attuazione dello Statuto Siciliano?
Non guardiamo allo statuto perché puntiamo direttamente ad una cosa più importante quale l’autodeterminazione. Se fosse stato attuato direttamente quando fu fondato, allora avrebbe avuto un senso ma in questo modo rimarremmo comunque confederati al governo italiano. Abbiamo già visto col discorso del Muos la complicità dello stesso con la potenza americana contro la stessa Regione Sicilia. La sovranità nazionale deve essere a 360 gradi, restare confederati all’Italia significa continuare a restare “impiccati” nel sistema. Ripeto continuamente che l’autonomia è la morte del progetto indipendentista, ormai passata.
Una Sicilia sempre più militarizzata e stuprata nelle sue bellezze a vantaggio di politiche straniere, come quella americana, a cui il Governo Italiano ha ceduto la sua sovranità a discapito dei siciliani. Un esempio è proprio il Muos di Niscemi: quali le prospettive del Movimento per restituire la Sicilia ai Siciliani?
Innanzitutto non possiamo restare ancora alla dipendenza di uno Stato che continua ad acquistare navi e aerei da guerra definiti “necessari”. Noi non riteniamo necessario l’acquisto di questi strumenti anzi, ci riteniamo un Paese pacifico. La Sicilia viene utilizzata come ripostiglio d’Italia. In questo senso lo Statuto vale come trattato di pace con gli indiani chiusi nelle riserve, questo è lo stato in cui ci troviamo in questo momento ed è uno stato da cui ci dobbiamo liberare. Non ci sono altre alternative se non il Movimento di Liberazione che non è un movimento politico e non si presenterà mai alle elezioni, è un movimento del popolo.
La smilitarizzazione rientra sempre nel principio di autodeterminazione e nell’essere padroni del territorio nostro. Non possiamo più tollerare che da qui partano gli aerei per andare a bombardare la Libia o altri Paesi, la Sicilia è una portaerei militare straniera. Vogliamo essere una nazione che possa attuare un processo di pace anche con i territori del Medio Oriente: abbiamo di fronte Paesi che sono simili a noi e che si affacciano nel Mediterraneo. Ci sono moltissime identità popolari non solo in Italia ma nel mondo, tutte accomunate dagli stessi scopi e con cui noi siamo sempre in contatto per sostenerci a vicenda e per una maggiore indipendenza e sovranità.
di Redazione