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Trump, l’occupazione Usa ha il suo costo

Il presidente americano Donald Trump starebbe per presentare un piano per chiedere agli alleati di addossarsi l’intero costo dell’ospitalità delle truppe americane nei loro Paesi, oltre a un premio del 50 per cento per il privilegio della protezione americana. Gli Usa non schierano truppe per bontà, ma per servire gli interessi dell’America.

trump-basi-UsaIl piano americano per gli alleati

Chiamato “Cost Plus 50”, il piano costerebbe cinque o sei volte di più per Paesi come Germania, Giappone e Corea del Sud. Trump ha sostenuto l’idea per mesi, ha riferito venerdì Bloomberg, citando una dozzina di funzionari dell’amministrazione.

Trump ha persino testato l’idea durante i recenti negoziati per un accordo di condivisione dei costi con la Corea del Sud, che ha firmato un accordo formale con gli Stati Uniti in base al quale Seoul pagherà l’8,2 per cento in più per il dispiegamento di truppe statunitensi nel Paese asiatico. Dopo una serie di negoziati falliti, i delegati principali dei due Paesi lo scorso mese hanno concordato che Seoul avrebbe pagato 924 milioni di dollari nel 2019 per la presenza militare statunitense, rispetto a circa 830 milioni dell’anno scorso. In precedenza, Trump aveva esercitato pressioni su Seoul per aumentare il suo contributo finanziario. L’aumento comunque continua a non essere all’altezza del piano “Cost Plus 50”.

Per due anni, Trump ha inveito contro gli alleati, soprattutto in Europa, descrivendoli cavalieri senza sicurezza disposti a pagare per la propria difesa. I critici sostengono che anche la domanda travisa i benefici che gli schieramenti di truppe all’estero portano negli Stati Uniti. “Anche sollevare questa domanda alimenta una narrazione disinformata che queste strutture sono lì per i benefici di quei Paesi. La verità è che sono lì e li manteniamo perché sono nel nostro interesse”, ha dichiarato Douglas Lute, ex ambasciatore degli Stati Uniti presso l’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (Nato).

In Germania, ad esempio, l’esercito americano fa affidamento su diverse installazioni cruciali: il Landstuhl Regional Medical Center e la base aerea di Ramstein. Landstuhl è una struttura medica di livello mondiale che ha fornito assistenza di emergenza ai soldati statunitensi feriti in Iraq e in Afghanistan.

E in Italia? A Camp Darby sventolerà il tricolore?

La notizia non è ufficiale ma già se ne parla: da ottobre sulla base militare di Camp Darby sventolerà il tricolore. Gli Stati Uniti stanno per chiudere il loro più grande arsenale nel mondo fuori dalla madrepatria, restituendo all’Italia i circa mille ettari di territorio che occupano tra Pisa e Livorno? Niente affatto, risponde Manlio Dinucci, tra i fondatori del Comitato No Guerra No Nato. Non stanno chiudendo, ma ristrutturando la base perché vi possano essere stoccate ancora più armi e per potenziare i collegamenti col porto di Livorno e l’aeroporto di Pisa.

Nella ristrutturazione restava inutilizzata una porzioncina dell’area ricreativa: 34 ettari, poco più del 3% dell’intera area. È questa che lo Us Army Europe ha deciso di restituire all’Italia, più precisamente al Ministero della Difesa, per farne il miglior uso possibile.

È stato così stipulato un accordo che prevede il trasferimento in quest’area del Comando delle forze speciali dell’esercito italiano (Comfose) attualmente ospitato nella caserma Gamerra di Pisa, sede del Centro addestramento paracadutismo. Sono le forze sempre più impiegate nelle operazioni coperte: si infiltrano nottetempo in territorio straniero, individuano gli obiettivi da colpire, li eliminano con un‘azione fulminea paracadutandosi dagli aerei o calandosi dagli elicotteri, quindi si ritirano senza lasciare traccia salvo i morti e le distruzioni.

Per non parlare di quanto scriveva Ferdinando Imposimato sulle basi Usa/Nato, che hanno fornito gli esplosivi per le stragi, da Piazza Fontana a Capaci e Via d’Amelio e che in queste basi “si riunivano terroristi, ufficiali della Nato, mafiosi, uomini politici italiani e massoni, alla vigilia di attentati”. Nessuno, né in Parlamento né negli enti locali, si preoccupa delle implicazioni del trasferimento delle forze speciali italiane di fatto all’interno di Camp Darby sotto comando Usa. I comuni di Pisa e Livorno, passati rispettivamente dal Pd alla Lega e al M5S, hanno continuato a promuovere, con la Regione Toscana, “l’integrazione tra la base militare Usa di Camp Darby e la comunità circostante”.

Pochi giorni fa è stato deciso di integrare i siti Web delle amministrazioni locali con quelli di Camp Darby. La rete di Camp Darby si estende sempre più sul territorio. Forse all’Italia non sarà proposto il “Piano Cost Plus 50” visto che il trasferimento del Comfose in un’area di Camp Darby, formalmente appartenente all’Italia, permetterà di integrare a tutti gli effetti le forze speciali italiane impiegandole in operazioni coperte, sotto comando Usa. Il tutto sotto la cappa del segreto militare.

di Cristina Amoroso

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