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Siccità in Etiopia, è fame per 8,5 milioni di etiopi

Sono 8,5 milioni gli etiopi affamati per la siccità devastante che ha reso inesistenti le ultime due stagioni delle piogge, causando la morte del bestiame – circa due milioni di capi persi – crisi alimentare e nutrizionale in 228 distretti del Paese che necessitano di aiuti alimentari.

Secondo uno studio pubblicato su ReliefWeb, un sito gestito dalle Nazioni Unite, da 5,6 milioni di persone bisognose di aiuto alimentare di gennaio, si è passati a 8,5 milioni nella seconda metà dell’anno. L’attuale crisi alimentare e nutrizionale è aggravata significativamente dal grave colpo ai mezzi di sussistenza dei pastori.

“Il numero di distretti che richiedono un intervento immediato aumenta a livelli non visibili a causa della vastità della siccità conseguente a El Niño nel 2016”, riporta la relazione congiunta compilata dall’Onu e dal governo etiope. Una siccità senza precedenti dovuta a El Niño, un fenomeno ciclico aggressivo che, provocando il riscaldamento delle acque del Pacifico causa inondazioni, cicloni e siccità. 

I più colpiti sono i bambini

A risentire maggiormente delle conseguenze della siccità sono i più piccoli. Dei 10,2 milioni di persone che necessitano assistenza sanitaria urgente, secondo l’Unocha (United Nations Office for the Coordination of Humanitarian Affairs) il 60% è costituito da bimbi, donne in gravidanza e neo-mamme. I bambini malnutriti sotto i 5 anni sono 2,2 milioni; più di 450 mila i piccoli in gravi condizioni di malnutrizione che richiedono interventi alimentari speciali.

Secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao), dalla fine dell’anno scorso, circa due milioni di animali sono morti nella regione. “Per le famiglie che vivono di allevamento, gli animali possono letteralmente significare la differenza tra la vita e la morte, specialmente per i bambini, le donne in gravidanza e in fase di allattamento, per i quali il latte è una fonte importante di nutrizione”, ha riferito la Fao in una dichiarazione la scorsa settimana.

L’agenzia delle Nazioni Unite sta aiutando le comunità più colpite a proteggere il proprio bestiame rimanente con vaccinazioni, mangimi acqua supplementari e una migliore produzione di foraggi. “È fondamentale fornire questo sostegno da ora a ottobre – quando sono previste le piogge – per iniziare il processo di recupero e per evitare ulteriori perdite di animali”, ha dichiarato Abdoul Karim Bah, vice rappresentante della Fao in Etiopia.

Un’economia emergente che chiede aiuti umanitari

L’economia dell’Etiopia si basa essenzialmente sull’agricoltura, che dipende dall’acqua piovana. Purtroppo a causa de El Niño la produzione agricola etiope è crollata dal 50 al 90 per cento  in alcune regioni e azzerata, con la morte di migliaia di capi di bestiame, nelle zone orientali.

Ma c’è un’altra Etiopia, quella che ci è stata descritta negli ultimi quindici anni come un Paese che, uscito da un ciclo di guerre, ha imboccato la via dello sviluppo e ora registra una crescita economica tra le più veloci al mondo. In effetti il Prodotto interno lordo è cresciuto nell’ultimo decennio intorno al 10 per cento annuo. Un Paese che decolla: le immagini di una luccicante Addis Abeba sono là a confermarlo. E anche i faraonici (e contestati) progetti idroelettrici, dalle diga Gibe III in costruzione sul fiume Omo alla Gran Ethiopian Renaissance Dam, il più grande impianto idroelettrico in Africa.   

L’impressione generale è che la crescita dell’economia etiope sia ancora riservata ad una fetta ristretta di popolazione, in una sorta di contrasto sempre più netto tra la ricchezza emergente e una base di povertà assoluta.

di Cristina Amoroso

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