Si continua a morire sul lavoro. Altri due morti in Sicilia
Si continua a morire sul lavoro. La tragedia questa volta si è consumata all’interno degli stabilimenti dell’Eni di Priolo. Le vittime sono Michele Assente, di 33 anni e Salvatore Pizzolo, di 37 anni. I due operai lavoravano per la Versalis, una delle tante ditte dell’indotto Eni. Ancora da accertare le dinamiche dell’incidente, ma sembra quasi certa che la morte dei due lavoratori sia stata provocata dall’esalazioni di etilene.
Nel pozzetto dove i due dipendenti stavano effettuando lavori di manutenzione deve essersi verificato un problema. Il primo dei due sceso sul fondo per controllare non è più risalito. Stessa sorte è toccato al secondo operaio che non vedendo risalire il collega non ha esitato a calarsi anche lui sul fondo per prestargli aiuto. Entrambi non sono più risaliti. I colleghi che si trovavano nelle immediate vicinanze hanno tentato di soccorrerli ma per Michele e Salvatore era già troppo tardi.
La Procura di Siracusa ha disposto il sequestro dell’area e l’autopsia sui corpi dei due operai. L’Eni spiega “al momento sono in corso gli accertamenti con l’obiettivo di individuare la dinamica dell’incidente e le relative cause”. Nel frattempo i segretari di Cgil, Cisl e Uil hanno chiesto al prefetto Armando Gradona, la convocazione urgente di un tavolo di emergenza che affronti la questione sicurezza dell’intero polo industriale.
Preoccupanti le dichiarazioni di Claudio Barone, segretario della Uil Sicilia, ed Emanuele Sorrentino della Uitec: “Ancora una volta si tratta di una tragedia annunciata visto la continua assenza di controlli nell’assegnazione degli appalti”. A tal proposito la Fiom denuncia che “negli ultimi anni per via della crisi l’azienda ha ridotto gli investimenti e gli appalti vengono assegnati con ribassi che riducono la sicurezza: tutto ciò crea rischi”.
Legambiente fa sentire la propria voce e chiede di indagare non solo per accertare le cause e per individuare possibili responsabili, ma per fare luce anche sul sistema degli appalti che si è trasformato in “uno strumento di ricatto e di morte”. L’impressionante numero di vittime sul lavoro ha regalato all’Italia il triste primato del Paese con il maggior numero di morti bianche. Un primato che difficilmente qualcuno riuscirà a strapparci, visto l’assoluta mancanza di provvedimenti seri per garantire la sicurezza dei lavoratori.
Eppure la ricetta esiste : un maggiore investimento sulle attività di prevenzione e controlli serrati. Queste due cose, indubbiamente, ridurrebbero in maniera significativa il numero degli incidenti e delle morti sul lavoro. Ma in un Paese dove la mancanza di occupazione affligge molte famiglie, accettare di lavorare in condizioni pessime e in mancanza di sicurezza è diventata la prassi. Si corre il rischio e si accettano le conseguenze. La necessità di portare a casa uno stipendio è opprimente, tutto il resto passa in secondo piano. Tant’è. Le cifre di questo fenomeno parlano chiaro: il problema non è più rinviabile. Il tema della sicurezza sul lavoro è un tema che va affrontato tempestivamente sia dalle istituzioni che dal mondo del lavoro. Per evitare che si verifichi l’ennesimo tragico incidente!