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Sheikh Nimr al-Nimr, condannato a morte per aver criticato la monarchia saudita

Un ecclesiastico sciita arrestato nel 2012, Sheikh Nimr al-Nimr, è stato condannato a morte da un giudice saudita, mercoledì 15. Lo ha comunicato via Twitter suo fratello, Mohammed al-Nimr. Sheikh Nimr al-Nimr fu arrestato due anni fa nel corso di una manifestazione di sciiti nella regione del Qatif. L’episodio fu il culmine di manifestazioni iniziate nel febbraio 2011 dalla numerosa popolazione sciita presente nella regione per reclamare piu’ diritti e meno discriminazione da parte del Regno. La condanna ora rischia di gettare nel caos la regione del Qatif, fulcro degli oppositori del governo. L’anno scorso uno degli accusatori aveva dichiarato al-Nimr colpevole di “aiutare i terroristi”, mentre l’ex ministro degli Interni, il principe Ahmed bin Abdulaziz, lo aveva definito uno “squilibrato mentale”.

Immediata la risposta di Amnesty International che ha definito la condanna a morte del dissidente sciita “spaventosa”, affermando che il verdetto dovrebbe essere annullato: “La condanna a morte di Sheikh Nimr Baqir al-Nimr è parte di una campagna da parte delle autorità in Arabia Saudita per schiacciare ogni dissenso, compresi quelli in difesa dei diritti delle comunità sciita musulmana del Regno”, ha dichiarato mercoledì Boumedouha, il vice direttore di Amnesty International per il  Medio Oriente e Nord Africa. Nimr è l’Imam di al-Awamiyya moschea di Qatif, e ha trascorso gran parte dei suoi due anni di detenzione in isolamento nella prigione di al-Ha’ir a Riyadh. Gli attivisti affermano che ci sono oltre 30mila prigionieri politici in Arabia Saudita. Amnesty International ha ripetutamente chiesto alle autorità saudite di interrompere l’uso eccessivo della forza contro gli attivisti dell’opposizione.

Il vice ministro degli Esteri iraniano per il mondo arabo e gli affari africani, Hossein Amir-Abdollahian, ha invitato Riyadh a ribaltare la sentenza di morte e non alimentare ulteriori tensioni nel mondo musulmano, aggiungendo che la sentenza di morte potrebbe aumentare l’animosità dei musulmani e scatenare proteste internazionali.

Già l’arresto del religioso aveva scatenato proteste, più di 20 persone morirono nei mesi successivi al suo arresto nel 2012, tre di loro proprio durante la cattura, quando lo stesso al-Nimr rimase ferito. Altri due sciiti sono stati condannati a morte quest’anno e uno di questi è il nipote di Sheikh Nimr al-Nimr, Ali al-Nimr, figlio del fratello Mohammed.

In reazione alla sentenza di condanna a morte, migliaia di persone sono scese in piazza nella città di Qatif per condannare l’operato del Tribunale Penale Specializzato nella capitale saudita Riyadh, mentre anche il fratello dell’anziano religioso, Mohammad, è stato arrestato presumibilmente per aver twittato. I sostenitori dichiarano che Sheikh Nimr è un pioniere e attivista pacifico, che è stato imprigionato per avere difeso il diritto di coloro che sono stati ingiustamente perseguiti in Arabia Saudita.

Manifestazioni anche in Bahrain a sostegno del religioso sciita, dove migliaia di manifestanti sono scesi in piazza subito dopo la notizia della condanna a morte di Sheikh Nimr. Qui la polizia antisommossa ha attaccato gli attivisti con gas lacrimogeni nel sobborgo di Sanabis, a ovest della capitale Manama.

La condanna a morte dello sceicco Nimr Bakr al-Nimr, faro della comunità sciita residente in Arabia Saudita, oppressa e derubata delle proprie risorse naturali dal corrotto regime wahabita di Riyadh, potrebbe essere vista da qualcuno come un’ulteriore dimostrazione del percorso perverso seguito dalle monarchie arabo-sioniste in Medio Oriente.

Quanto a noi  non possiamo fare a meno di pensare a quella prova documentata fornita da Wayne Madsen che la famiglia reale dei Saud, nonché quel Wahab fondatore del wahabismo (pseudo-religione di Stato dei Saud) sono entrambi donmeh, cripto-ebrei.

di Cristina Amoroso

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