Sfax è una grande città del sud tunisino, ma soprattutto a Sfax c’è un grande porto da cui imbarcarsi che guarda le coste italiane. Da Sfax l’Europa sembra vicina. L’idea si tocca con mano. Ogni generazione tenta di inseguire un sogno uguale per tutti e rischia il mare. A Sfax si gestisce il più grande traffico legale e illegale di trasbordi verso l’Italia.
Centinaia di tunisini e africani si organizzano per affrontare il mare e raggiungere l’altra sponda. I cittadini di Sfax collaborano, per molti organizzare la traversata è un doppio lavoro. I pescatori mettono a disposizione le loro imbarcazioni, persino le forze dell’ordine partecipano e il business degli imbarchi cresce a dismisura.
Da Sfax parte il viaggio…
Ma a Sfax tutto questo è routine. Non si giudica chi vuole espatriare. Ci si organizza, si paga il biglietto e ci si affida al mare. In una serie di interviste ai personaggi che costituiscono la catena di congiunzione fra il nord e sud, raccontiamo alcune tappe del viaggio via mare dei futuri migranti.
Il focus è sul rapporto fra i cittadini tunisini e l’entourage che si applica alla gestione dei flussi di viaggio. Nel documentario intendiamo dare uno spaccato a maglia larga del diverso approccio che i rappresentanti del governo, della città, dell’associazione africani in Tunisia e dei semplici pescatori hanno rispetto a questo fenomeno di fuga.
L’idea del progetto è osservare i traffici che accadono nel luogo finale dove realmente avvengono gli imbarchi, risalendo ai punti nodali in cui invece nasce l’esigenza di espatrio. Col nostro lavoro vogliamo andare a filmare ciò che accade nei campi profughi al confine col deserto e col territorio libico e parlare con la gente. Rintracciare le cause e le motivazioni che spingono donne e uomini ad un cammino incerto pericoloso e capire soprattutto quali sono le aspettative e perché tali aspettative giustifichino il rischio enorme della traversata.
di Elena Beninati
