Sesso: tra fobia e dipendenza patologica
Il sesso può far paura, può, al contempo provocare una dipendenza patologica. Fobia e dipendenza non sembrano elidersi a vicenda, rappresentando anzi le due estremità di un medesimo problema.
Sesso sempre più studiato e sviscerato a livello medico, sociale, comportamentale. Quella che sembra una contraddizione in termini, ossia l’essere afflitti da una dipendenza verso qualcosa della quale in realtà si nutre timore, rappresenta invece un problema ben individuato e, a quanto pare, in rapida espansione.
La sessuofobia in sé consiste nel timore di affrontare qualsiasi aspetto legato alla sessualità. Essa può scaturire da traumi, errori educativi, pregiudizi e di solito sfocia in un atteggiamento preclusivo da parte di chi ne è affetto.
La dipendenza, invece costituisce il fenomeno opposto. Una ricerca compulsiva, sfrenata del piacere sessuale spinta all’estremo. Una patologia in grado di condizionare il regolare svolgimento della vita sociale ed emotiva del soggetto.
Tra due paralleli così distanti non sembrerebbe residuare possibilità d’incontro. Tuttavia una delle distorsioni più singolari a cui ha dato luogo lo sviluppo dell’umana specie è quella di una dipendenza iconografica dal sesso e di una fobia di viverlo realmente.
Sesso e aspetto voyeuristico
L’aspetto voyeuristico ha da sempre costituito un volano per le fantasie erotiche dell’uomo, fino ad essere addirittura consigliato a livello terapeutico da diversi sessuologi. La pornografia ha rappresentato, fin dal suo comparire, il propulsore di tali fantasie e la sua diffusione nella cultura popolare è capillare ed ormai irrinunciabile. Con l’avvento del web la sua ascesa è stata inarrestabile e, per molti, Internet significa Porno.
Siti dettagliatissimi, divisi per categorie, migliaia di sezioni dove ogni desiderio, fantasia o devianza possono essere accontentati con una leggera pressione dell’indice sul mouse.
Secondo l’Associazione Italiana per la Ricerca in Sessuologia la dipendenza da sesso e pornografia in Italia riguarda il 10% degli uomini ed il 2% delle donne in una fascia d’età compresa tra i 18 ed i 35 anni, ossia coloro che hanno più dimestichezza con il mezzo informatico.
Da qui si innesca un meccanismo complesso ed altamente nocivo in grado di coinvolgere la sfera personale e sociale dei soggetti interessati. Il raggiungimento del piacere sessuale finisce per essere legato esclusivamente alla fruizione di materiale pornografico, sempre a disposizione in qualsiasi ora del giorno e della notte. Si crea una condizione di graduale distacco dalla realtà che si manifesta attraverso segnali inequivocabili quali: stress psicofisico, deterioramento delle relazioni sociali e familiari, ansia, irritabilità, continuo senso di insoddisfazione.
Assuefazione psicologica
Al cospetto di una situazione reale, il soggetto non trae nessuna fonte di stimolo, non prova alcun desiderio e man mano tende a fuggire da qualsiasi tipo di contatto sessuale con il partner. Si arriva ad una condizione psicologica di vero e proprio terrore per l’amplesso condito da ansia da prestazione e repulsione verso il confronto fisico con l’altro.
Dipendenza da una parte e fobia dall’altra, in tali casi rendono il sesso un vero e proprio incubo dal quale non si riesce ad uscire con facilità, crogiolandosi il soggetto nel suo continuo senso di colpa associato alla ripromessa di smetterla quanto prima. Esattamente come accade con la dipendenza da stupefacenti, come la cocaina o le metanfetamine.
Molteplici gli allarmi lanciati da studi sempre più approfonditi sul tema e diversi i rimedi proposti. Di recente è addirittura nata una comunità online chiamata NoFap Community che con soli 50 dollari al mese promette la soluzione definitiva al problema della dipendenza, senza l’obbligo di andarsi a rinchiudere in una comunità vera. Il tutto avviene attraverso sedute terapeutiche virtuali, comodamente seduti nel salotto di casa propria davanti allo schermo di un pc. Magari lo stesso pc dalla quale è nata quella maledetta dipendenza. Come dire: immergersi nel lago nel quale si rischiava di annegare, uscendone infine purificati.
di Massimo Caruso