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Servizio Sanitario Nazionale, fuga degli specializzandi

Il Servizio Sanitario Nazionale italiano era definito come il miglior Servizio Sanitario Mondiale. Una sanità accessibile a tutti, a costo zero, con reparti e personale di eccellenza. Poi, le cose sono cambiate in peggio e quella che era la migliore sanità pubblica è diventata una groviera. Mancano le strutture, sono stati accorpati reparti, chiusi pronto soccorso, intere province sono rimaste senza nosocomi, dove le ambulanze devono percorrere chilometri prima di poter arrivare al posto di primo soccorso.

Manca anche il personale, medico ed infermieristico, con interi reparti in mano, quando va bene, ad un medico e ad un infermiere. Turni sempre più massacranti, rischiosi, perché la gente ha perso la pazienza e sfoga sul personale incolpevole le proprie frustrazioni. Il tutto mentre la politica sta a guardare e fa ingrassare i privati.

Gli ultimi dati sono emblematici: 60% dei posti per la formazione di medici di pronto soccorso rimasto deserto. 20% per i medici di terapia intensiva. A preoccupare, però, sono anche le previsioni visto che sembra destinato al fallimento lo sforzo dei passati governi di raddoppiare il numero delle borse di specializzazione, al fine di formare più medici. A parlare sono i numeri raccolti dall’Anaao-Assomed dove spiccano i 24mila specializzandi rimasti, inferiori al fabbisogno annuo delle regioni che stimano in 14mila gli specialisti necessari per riportare l’organico ad un livello accettabile.

Servizio Sanitario Nazionale e dramma rianimazione

Drammatico il discorso per medicina d’urgenza: 1.884 borse bandite nel biennio 2021-2022, 1.144 sono rimaste inutilizzate. Parliamo del 60%, mentre i pronto soccorso si poggiano sui medici a “gettone.” In parole povere, chi studia medicina opta per discipline più attraenti, dove è più semplice avviare un’attività privata o dove è più facile trovare sbocco nella sanità a pagamento.

Altra situazione drammatica si registra nel settore della rianimazione dove sono 688 i posti andati persi su 3.192 banditi, nel computo viene fuori che in due anni saranno diplomati 2.500 medici di terapia intensiva a fronte di un fabbisogno annuale di 1.500 medici. Poco attrattiva anche la microbiologia, dove sono andati in fumo il 78% dei posti di formazione. 70% per patologia clinica, 68% per radioterapia.

Settore dei medici di comunità

Male anche il settore dei medici di comunità dove su 190 borse bandite ben 109 sono rimaste senza titolare. C’è da ricordare che con il PNRR ci sarebbero da realizzare 1.300 case di comunità e che, se non si vogliono mettere su case completamente vuote, i medici servirebbero. “Si aderisce alle scuole di specializzazione in cui l’attività privata e ambulatoriale rientra negli sbocchi lavorativi”, questo quanto affermato dall’ANAAO-ASSOMED. 

Sbloccare il numero chiuso è un palliativo che non porterà a nulla, così come a nulla serve aumentare le borse di studio e le specializzazioni. I medici fuggono dalla sanità pubblica perché poco attrattiva, propendono di spendere le proprie competenze presso strutture che sanno valorizzare il loro know-how. Facendo ciò, la sanità pubblica viene vista come un campionato di serie B, dove mancano i medici che optano per altri lidi, in questo modo anche la gente è invogliata ad andare nel privato.

di Sebastiano Lo Monaco

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