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Sempre più feroce la repressione israeliana in Cisgiordania, 600 palestinesi arrestati nell’ultimo mese

di Manuela Comito

Nel mese di agosto l’esercito israeliano ha condotto innumerevoli incursioni e rastrellamenti in tutta la Cisgiordania e a Gerusalemme Est, arrestando 597 palestinesi e facendo salire il numero dei detenuti palestinesi nelle carceri israeliane a 7mila. La maggior parte degli arresti è avvenuta tra Gerusalemme Est e Al-Khalil, a sud della Cisgiordania Occupata, secondo quanto riferito dal Palestinian Prisoners Club, una Ong con sede a Ramallah. Tra coloro che sono stati tratti in arresto, 58 erano stati rilasciati nel 2011, in seguito all’accordo per la liberazione del soldato Shalit, in mano alle autorità palestinesi. Prima di essere nuovamente arrestati, questi ex detenuti hanno vissuto sotto le restrizioni della sicurezza israeliana, che ha limitato il movimento dalle loro città di origine, e comprendeva sistematici controlli della polizia. Tutti sono stati obbligati a firmare documenti con i quali si impegnavano a rispettare le condizioni del loro rilascio.

Nel 2013, un gruppo di avvocati palestinesi aveva presentato istanza all’Alta Corte di Israele, in relazione all’articolo 186 dell’ordine militare 1651, inerente ai detenuti che erano stati rilasciati durante lo scambio con il soldato Shalit ma, evidentemente, senza alcun successo. Questa nuova ondata di arresti ha fatto parlare le associazioni a tutela dei prigionieri di “atto ingiustificato che mina la dignità dei detenuti e degli ex detenuti”. Quasi tutti gli arrestati sono finiti in regime di detenzione amministrativa, per imprecisati motivi di sicurezza interna, e non possono conoscere il capo d’imputazione, né consultare il proprio avvocato, né ricevere visite. Molti di essi, sono stati tratti in arresto mentre manifestavano pacificamente contro l’offensiva israeliana che ha devastato la Striscia di Gaza e che, dopo 51 giorni, ha provocato 1240 martiri, di cui 577 bambini e 11 mila feriti.

Sempre secondo il Palestinian Prisoners Club, a partire dal mese di giugno, più di 2mila palestinesi sono stati interrogati e trattenuti dalla polizia israeliana. A questo proposito, il 10 agosto, l’associazione Addameer si era rivolta direttamente al segretario delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, con un appello nel quale varie associazioni per i Diritti Umani esprimevano profonda delusione per “ le dichiarazioni distorte, l’incapacità di agire, l’impunità nonostante la palese e continua violazione del Diritto Internazionale da parte di Israele, il cui operato è ascrivibile ai crimini di guerra”. Le Nazioni Unite sono state accusate di avallare, con la loro apatia e il loro immobilismo, le violazioni e i crimini commessi dal regime di Tel Aviv contro la popolazione palestinese.

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