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Dal secessionismo della Catalogna alla balcanizzazione dell’Europa

Con l’ondata secessionista della Catalogna riprende il piano di balcanizzazione dell’Europa per riplasmare il vecchio continente dove gli Stati nazionali che poco contano, saranno sostituiti da macroregioni che poco conteranno, nell’ampio disegno degli Stati Uniti d’Europa retti da un alto governo federale, tanto agognato dall’élite liberale.

Il separatismo catalano è esploso con la crisi economica spagnola e l’opposizione del governo di Madrid a concedere maggiore autonomia finanziaria. Si comincia quasi sempre con l’economia: la Jugoslavia iniziò a disgregarsi quando le repubbliche più ricche non volevano pagare per quelle più povere. Questo processo, nel quale le ragioni storiche e culturali sono manovrabili da entrambi i fronti, altro non è che la balcanizzazione dell’Europa, Slovenia, Croazia, Bosnia, Kosovo, pulizia etnica, bombardamenti Nato. 

Le vicende del separatismo certo non sono paragonabili tra loro. La grande Catalogna non è il Kosovo, ma quante Catalogne in Europa nutrono una forte spinta separatista?

“L’Europa non è che un’espressione geografica”, un puzzle di circa 450 regioni storiche, costituite da Comunità Territoriali spesso smembrate, che hanno subito processi di disconoscimento della loro identità storica e culturale e di ripartizione in base a criteri di carattere politico e strategico-militare, prima economico-organizzativo successivamente contro i principi del diritto internazionale ed umanitario, sanciti dal Trattato Ue.

Attualmente esistono sette Stati non riconosciuti che sono anche regioni storiche: Abkhazia, Cipro Nord, Nagorno-Karabakh, Kosovo, Ossezia del Sud, Transnistria e la Repubblica autonoma della Crimea. Mentre due regioni storiche europee sperano per la loro indipendenza: la Catalogna e la Scozia. Qualsiasi cambiamento dello status della Catalogna avrà conseguenze su questa decina di altri Paesi.

Ma quante altre regioni storiche europee hanno una storia forse più consolidata di consapevolezza nazionale e autonomistica? Dai paesi Baschi alle Fiandre, all’Occitania (tutto il sud della Francia e parte dell’Italia), alla Cornovaglia, al Galles bilingue, alla Frisia (divisa tra Paesi Bassi, Germania, Danimarca), il popolo Sami della Lapponia, (diviso tra Norvegia, Svezia e Finlandia). Per non parlare delle spinte autonomistiche delle regioni storiche italiane: Lombardia, Veneto, Trentino, Sicilia, Sardegna. Ma si sa l’Italia è un Paese giovane, “una semplice espressione geografica”.

Come sarebbe facile per George Soros con la sua Open Society Initiative for Europe promuovere tanti referendum truffa nelle regioni storiche europee per portare avanti il programma di balcanizzazione caro ai Clinton, riproponendo in Europa tante primavere arabe, come ha fatto per la Catalogna finanziando i nazionalisti catalani.

A dimostrarlo Rete Voltaire che riporta la copia di documenti interni, secondo i quali la fondazione di Soros ha versato nel 2014:

– 27.049 dollari al Consell de Diplomàcia Pública de Catalunya (Consiglio di Diplomazia Pubblica di Catalogna), organismo creato dalla Generalità di Catalogna insieme a diversi partner privati;
– 24.973 dollari al Centre d’Informació i Documentació Internacionals a Barcelona (Cidob),  Centro d’Informazione e Documentazione Internazionale di Barcellona, un think tank indipendentista.

Il Cidob svolge il ruolo di “pre-ministero” degli Esteri per la Generalità di Catalogna. In ogni occasione sostiene lo stesso punto di vista di Hillary Clinton. La Catalogna si sente già indipendente, sotto l’ombrello protettivo della sua sicurezza, visto che il governo catalano ha contattato il Mossad per creare la propria intelligence.

di Cristina Amoroso

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