Scricchiola l’alleanza fra Egitto e Sauditi
In Egitto è in corso di revisione l’alleanza fin qui strategica con l’Arabia Saudita; è quanto si evince dagli ultimi sviluppi. A seguito del voto espresso dal rappresentante del Cairo in sede di Consiglio di Sicurezza dell’Onu (di cui è attualmente membro non permanente) sulla Siria, dissonante dai desideri sauditi, la Aramco, la compagnia di Stato dei Saud, ha sospeso le forniture di carburante concesse dall’aprile scorso a condizioni di favore. Si tratta di 700mila tonnellate al mese, necessarie in Egitto per evitare il razionamento.
Al-Sisi ha confermato la sospensione delle spedizioni precedentemente concordate, affermando tuttavia che essa non è collegata alla posizione tenuta all’Onu, posizione che ha tenuto a difendere; ma fonti del Ministero del Petrolio egiziano hanno fatto trapelare che l’interruzione ha avuto una motivazione politica e potrebbe durare fino alla fine dell’anno. Subito dopo, in Egitto è stata diramato l’annuncio che sono state reperite non meglio identificate fonti alternative per l’approvvigionamento di carburanti.
Contemporaneamente, i più seguiti media egiziani, tutti sotto il più stretto controllo del regime di Al-Sisi, si sono scatenati in una campagna contro l’Arabia Saudita, criticando apertamente il suo appoggio al terrorismo e giungendo ad invitare gli egiziani a boicottare il pellegrinaggio Hajj per un anno.
Ciò che dà da pensare, è che Riyadh si sarebbe accontentata di un’astensione, ma il rappresentante egiziano ha votato si ad una risoluzione sulla Siria presentata dalla Russia; insomma, uno schiaffo deliberato all’Arabia Saudita per blandire Mosca.
Se Al-Sisi, un cinico despota abituato al doppio o triplo gioco a seconda delle convenienze, si è apertamente schierato rinnegando platealmente il suo antico alleato (pare ci sia stato uno scambio furioso al Palazzo di Vetro), è perché ha fiutato il profondo cambiamento di equilibri in corso in Medio Oriente, e vede ora Putin come il play-maker della Regione.
D’altronde il Cairo ha già un solido rapporto con Mosca: a parte i floridi rapporti commerciali e a parte le tante forniture militari (fra l’altro, le stesse Mistral costruite in Francia per la Russia e finite alla fine in Egitto, per ironia proprio grazie ai petrodollari sauditi, sono equipaggiate con elicotteri Kamov), malgrado le smentite ufficiali, si parla da mesi di basi militari russe sul territorio egiziano e di un possibile coinvolgimento di Mosca in Libia a sostegno di Haftar.
Inoltre, Mosca potrebbe ora patrocinate il riavvicinamento fra Egitto e Turchia, in rotta dal 2013 a causa del rovesciamento del presidente Morsi e della persecuzione della Fratellanza Musulmana attuata dal Presidente egiziano; Al-Sisi ed Erdogan sono su pozioni solo apparentemente opposte, perché entrambi sono cinici despoti alla ricerca di un posizionamento all’interno del nuovo sistema che sta affiorando in Medio Oriente.
E qui viene il punto: Putin, con l’alleanza stretta con Iran, Siria, Iraq ed Hezbollah, ovvero l’Asse della Resistenza, ormai chiamata 4+1 (in cui l’1 è Hezbollah, l’entità non statale trattata come un interlocutore sovrano), ha posto ormai la Russia al centro degli equilibri mediorientali e li sta riplasmando di concerto con gli alleati.
E che non si tratti di semplici congetture, lo dimostrano fatti passati sotto silenzio o sottovalutati dai grandi media: in Egitto, le esercitazioni militari che vedranno paracadutisti ed altri specialisti russi nel deserto, sono espressamente finalizzate a far prendere loro confidenza con un teatro per loro fin’ora estraneo, ma che con tutta probabilità li vedrà presto protagonisti (in Libia?); inoltre, ancor più significativo è il fatto che elementi del Ksso siano in Egitto per inquadrare ed addestrare le Forze Speciali del Paese.
Costituita esclusivamente da operatori provenienti dagli spetsnaz del Gru (il Servizio militare russo) o dai Gruppi Alfa dell’Fsb (il Servizio erede del Kgb), è la più “speciale” fra le formazioni delle Forze Speciali russe, e viene utilizzata esclusivamente per operazioni strategiche, che abbiano il massimo impatto su obiettivi politico-militari.
Appunto. Un’operazione che ha una logica nell’ambito di una nuova strategia per l’Egitto, che archivi vecchi equilibri ed obiettivi e pianifichi i nuovi. Con buona pace di Stati Uniti e petromonarchie del Golfo, che s’affannano invano a puntellare un vecchio ordine che sta franando dappertutto.
di Salvo Ardizzone