Scontri in Venezuela: entrano in scena i Cascos blancos
Sono ormai 60 giorni che le dimostrazioni anti-governative invadono la capitale del Venezuela, colpito da una iperinflazione e da una diffusa carenza di forniture di base, tra cui cibo e medicine. Nelle proteste più di 50 persone sono rimaste uccise finora. Almeno mille sono i feriti e altri 2.700 gli arrestati, mentre per le strade compaiono i Cascos Blancos della Croce verde, e l’opposizione anti-chavista, la Mesa de la Unidad Democratica (Mud), fa il suo ambiguo gioco.
Le dimostrazioni anti-governative, iniziate all’inizio di aprile, sono state scatenate da una decisione della Corte suprema del Venezuela di assumere i poteri del parlamento controllato dall’opposizione in violazione della costituzione del Paese. La decisione è stata successivamente revocata, ma i manifestanti hanno continuato a protestare contro il presidente, che ora sta convocando un’Assemblea costituente per scrivere una nuova costituzione.
La situazione è allo stremo. Il Paese, che ha le più grandi riserve petrolifere del mondo, si trova ad affrontare una grave iperinflazione e una diffusa carenza di forniture di base, tra cui cibo e medicine. La Federazione Medica del Paese ha affermato che gli ospedali mancano del 98 per cento delle necessarie forniture mediche e che circa 11.500 neonati venezuelani hanno perso la vita prima del loro primo compleanno e la mortalità materna è salita al 65 per cento.
Non è ancora guerra civile, ma certo la situazione venezuelana è estremamente pericolosa, è una guerra sporca che mira solo a porre termine alla rivoluzione bolivariana per trasformare il Venezuela in un’altra Libia o un’altra Siria ed ha già raggiunto alcuni dei suoi obiettivi. Forse il più importante è la carenza di cibo e medicine, creata artificialmente dalle grandi aziende alimentari, i cui proprietari, insieme ad altri oligarchi e funzionari corrotti, hanno fatto fortuna a spese dei fondi stanziati dallo Stato per l’acquisto di forniture e di materie prime.
Se sulla stampa occidentale non compaiono studi e analisi critiche sull’attuale situazione venezuelana, la relazione investigativa di Mision Verdad della Bolivia offre un esempio di informazione critica su occupazioni imperialiste che ricorda la storia dei White Helmets in Siria.
“E’ nata una nuova stella nello scarno firmamento: Caschi bianchi in Venezuela”
“Non abbiamo alcun colore politico, la medicina non ha colore e siamo lì per curare chi si fa male perché è quello che ci dice il giuramento di Ippocrate, noi siamo qui per servire coloro che hanno bisogno di noi”, ha dichiarato Daniella Liendo, per tutti portavoce del gruppo, in un’intervista con Panampost firmata da Sabrina Martín.
Emerge intatta una squadra di soccorritori, medici, studenti di medicina, ma soprattutto universitari: i “caschi bianchi/croce verde”, inseriti nel paesaggio dell’informazione venezuelana e internazionale. E la forte campagna pubblicitaria che promuove tutt’altro, e che innocente non è. Contiene tutti gli elementi simbolici, tutti i segni necessari e i dati stimolanti per disegnare una causa “nobilissima.” Un gruppo di salvataggio, diventato uno dei giocatori centrali nelle azioni insurrezionali dell’agenda colpo di Stato. I Cascos blancos del Venezuela, una manipolazione mediatica uguale a quella dei White Helmets in Siria.
In questo confuso scenario venezuelano l’opposizione anti-chavista della Mud, costituita da tendenze di liberalismo economico, progressismo, democristiani, socialdemocratici, centristi e conservatori, persevera nel tendere trappole a Maduro.
Di fronte all’annuncio di Maduro relativo alle prossime elezioni per l’Assemblea Costituente a luglio e per le elezioni regionali a dicembre, la risposta è stata di un netto rifiuto da parte dell’opposizione antichavista, così hanno risposto personaggi come Julio Borges, Henrique Capriles, Freddy Guevara e María Corina Machado. La politica della Mud del “tutto o niente” pretende un’elezione presidenziale anticipata, rifiutando di partecipare all’Assemblea Costituente perché considera il piano di Maduro “fraudolento”.
L’opposizione rifiuta le elezioni proposte perché non ha programma politico, il suo programma è quello di aumentare la pressione sul governo venezuelano. Cercano la scorciatoia per la presa del potere con modalità non regolari. Nel pieno sviluppo della sua escalation violenta e dopo avere alimentato la comunità internazionale affermando che il Venezuela dovrebbe aprire percorsi di elezione, deve spiegare ora alla comunità internazionale perché non ha intenzione di partecipare alle elezioni indette. In realtà, la voce della Mud deve anche spiegare molto ai suoi seguaci, a quelli non accecati dalla violenza, il motivo per cui non andrà, né alla costituente né alle regionali. Ai violenti e ai guarimbas perchè non ha continuato a pretendere “il tutto o niente” in attesa della caduta di Maduro,
Comunque vada, l’opposizione anti-chavista della Mesa de la Unidad Democratica dei vari Capriles si troverà in un labirinto: se va alle elezioni perderebbe parte del suo capitale politico, quello dei guarimbas e delle barricate e il suo trionfalismo non sarà nelle stesse condizioni come lo era all’inizio della sua violenta escalation. Se scommette su richieste irrealizzabili e al di fuori della Costituzione, come la chiamata alle “elezioni generali”, pretende l’impossibile e farebbe lo stesso errore della sua auto-esclusione nelle elezioni parlamentari del 2005, quando Chavez non cadde e prese tutto il parlamento, l’errore della sua frenetica azione per l’avventura del colpo di Stato.
di Cristina Amoroso