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Schiaffi europei per il Premier Renzi

di Salvo Ardizzone

Martedì 4 è stato un giorno nero per Renzi, da Bruxelles sono arrivati due attacchi micidiali; ha cominciato Katainen, il superfalco finlandese che la Merkel ha voluto porre a guardia dei conti e del regime d’austerità della Ue. Nell’illustrare le previsioni d’autunno europee, entrando nel merito delle situazioni dei singoli Paesi, ha impallinato senza mezzi termini la Legge di Stabilità per il 2015, varata con strepito inaudito e che il nostro Premier aveva già data per approvata.

Katainen ha detto chiaro che i nostri conti non tornano: a parte il disavanzo deficit/pil appiccicato al 3% e che nella situazione in cui versa l’Italia è assai facile che venga superato, c’è un evidente disavanzo strutturale (l’eccedenza delle spese sulle entrate) che invece di diminuire aumenta progressivamente a dismisura, in più, nel 2015, il debito pubblico schizzerà allo stratosferico livello del 133,8%. Sottolineando una crescita inesistente, anzi, al momento negativa (anche quest’anno, invece di crescere andremo indietro) e una disoccupazione ai massimi storici, ha concluso che il via libera alla Legge di Stabilità italiana “non esclude ulteriori misure o correzioni” (leggi manovre, tagli e tasse).

Il fatto che sia tutta l’Europa a navigare in acque tempestose, Germania compresa, dagli ultimi dati in procinto d’entrare in recessione, non devia d’un pollice l’ottusa volontà imperante d’imporre le solite ricette lacrime e sangue, con buona pace di chi sperava (sempre Renzi) in revisioni di politiche o ammorbidimenti conquistati grazie al fantomatico peso del mitico successo alle europee (il famoso 40,8%), e alla creazione di un inesistente asse con la Francia.

Poi è stato il turno del neopresidente della Commissione Juncker, che in occasione dell’insediamento, rispondendo a una chiara imbeccata del capogruppo del Ppe al parlamento europeo, Manfred Weber, che gli chiedeva un commento alle critiche di Renzi “ai tecnocrati e burocrati di Bruxelles” espresse a margine dell’ultimo Consiglio Europeo, s’è lanciato in un pesantissimo attacco frontale del nostro Premier. A parte rispedire le accuse al mittente, con un “io non sono il capo d’una banda di burocrati, forse lui lo è”, ha continuato col dire che “se la Commissione avesse dato ascolto ai burocrati, il giudizio sul bilancio italiano sarebbe stato molto diverso”, come dire che le ragioni dell’Italia sono state per il momento prese in considerazione, anche se non lo meritano (alla faccia dei sacrifici spaventosi imposti a milioni di persone), e ha concluso spargendo molto altro sarcasmo e fiele sull’argomento, senza dimenticare di concordare con Weber che le parole di Renzi erano state inaccettabili.

E questo sarebbe quel Juncker che il nostro Premier vantava fino a un paio di settimane fa come un asso nella manica, un amico sicuro su cui contare per appoggiare le esigenze dell’Italia!

In questa vicenda, Renzi ha mostrato tutta la sua inadeguatezza, l’impreparazione, l’incapacità di comprendere passaggi politici della massima rilevanza; ha dato prova d’una stupefacente arroganza, convincendosi d’aver all’improvviso acquistato un enorme peso internazionale senza aver fatto nulla; ha avuto la superficialità di voler trasferire a Bruxelles il suo stucchevole armamentario di battute e annunci, che hanno solo infastidito.

È la maledizione del Sistema Italia l’essere rappresentata da gente collusa con chi la vuol sfruttare o assolutamente inadeguata; il fatto è che c’è un Popolo intero che lo sconta, abbandonato senza Governo né tutela.

 

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