Duemila sauditi a fianco dei terroristi Takfiri
La riconquista della seconda città della Siria da parte dell’esercito nazionale segna il cimitero di una controrivoluzione sponsorizzata da Riyadh, che non solo ha rispettato scrupolosamente con i suoi petrodollari il capitolato d’appalto atlantista, ma ha anche mandato a morire i suoi mercenari Takfiri, come risulta dalle dichiarazioni del ministero dell’Interno dell’Arabia Saudita.
“Il numero accertato dei sauditi nelle zone di conflitto è di 2.093”, ha dichiarato lunedì il portavoce del ministero dell’Interno, generale Mansour al-Turki al quotidiano Al-Hayat. Ha anche aggiunto che oltre il 70 per cento di questi era schierato in Siria con i terroristi contro il governo di Damasco.
La Siria ha accusato l’Arabia Saudita, insieme ad alcuni Paesi del Medio Oriente, della devastante diffusione di terroristi in tutto il Paese, affermando che senza il sostegno di governi come quello di Riyadh, i terroristi non avrebbero mai potuto accaparrarsi vaste aree di terreno nel paese.
La maggior parte dei gruppi terroristi, tra cui Daesh e quelli legati ad Al-Qaeda, hanno goduto del sostegno dell’Arabia Saudita in quella operazione di “cambio di governo” voluta da Washington e dai suoi alleati, come ha ammesso la stessa Hillary Clinton. Una operazione portata avanti utilizzando alcune organizzazioni terroristiche la cui casa-madre era già una coproduzione saudo-statunitense negli anni ottanta.
Anche i gruppi cosiddetti moderati, considerati dall’Occidente opposizione moderata, sono proliferati solo grazie al sostegno di Riyadh e dei suoi alleati. Quella stessa opposizione moderata che per sei anni i cantori della “rivoluzione” contro Assad hanno presentato come gloriosa insurrezione che avrebbe abbattuto l’odiosa tirannia. Intossicando e confondendo l’opinione pubblica, volevano farci credere che l’aviazione russa bombardava gli ospedali di Aleppo, o che i “Caschi bianchi” meritano il Nobel per la pace.
Il 22 dicembre l’esercito siriano ha annunciato di avere completamente liberato la città nord-occidentale di Aleppo. I terroristi ne controllavano la parte orientale dal 2012, un anno dopo la loro espansione in tutto il Paese. La riconquista della seconda città della Siria da parte dell’esercito nazionale non solo restituisce la speranza al popolo siriano che forse comincia ad intravvedere la fine del tunnel dopo tante sofferenze, ma la vittoria spazza via con una ventata di aria fresca il putridume wahhabita insieme alla marciume della falsa propaganda.
Le dichiarazioni rilasciate dal funzionario saudita giungono solo ora, mentre i Takfiri attivi in Siria subiscono battute d’arresto importanti, e l’esercito siriano continua a guadagnare notevoli vittorie nella lotta contro i terroristi.
Il portavoce del ministero dell’Interno saudita ha anche dichiarato che 147 cittadini sauditi si sono uniti ai gruppi terroristi in Yemen, il Paese a sud dell’Arabia Saudita, che è la base di Al-Qaeda nella penisola araba. Inoltre il suo accenno a 31 sauditi terroristi in Paesi come l’Afghanistan e il Pakistan farebbe pensare che la corrotta mano saudita si sia allargata in tutto il Medio Oriente ed oltre.
E’ tempo che l’Occidente apra gli occhi sulla realtà: i crimini efferati commessi dai Takfiri in tutto il Medio Oriente e in Nord Africa non hanno alcuna connessione con l’Islam, l’ideologia dell’estremismo terrorista nasce dal Wahhabismo e nessuna religione o ideologia può essere concorde con la ferocia del gruppo terroristico Daesh.
di Cristina Amoroso