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Mar Rosso, le conseguenze della crisi toccano l’amministrazione americana

La decisione degli Stati Uniti di intervenire militarmente per fermare gli attacchi yemeniti nel Mar Rosso, non è stata esclusivamente legata al conflitto israeliano nella Striscia di Gaza. Tuttavia, l’obiettivo principale dell’intervento americano era quello di mantenere le rotte marittime internazionali in quest’area, un obiettivo fissato nove anni fa. Fa luce sulla strategia di Washington, che comprende l’inganno e persino l’attacco di alcune navi per costringerle a cambiare rotta, creando così un’indignazione globale contro le azioni dell’esercito yemenita. Di conseguenza, alcune compagnie di navigazione scelsero di interrompere il loro commercio nel Mar Rosso fino alla fine della guerra, anche se la loro destinazione prevista non era Israele. Durante le ultime operazioni delle forze armate yemenite, una petroliera britannica è stata presa di mira e completamente distrutta, nonostante avesse ricevuto l’assistenza americana.

Nonostante facesse parte della pressione sull’amministrazione americana affinché fermasse la guerra a Gaza, questa operazione si è estesa oltre le aspettative poiché ha avuto luogo in un’area al di fuori della giurisdizione di Sana’a. Di conseguenza, l’area operativa comprende ora non solo il Mar Rosso ma anche le vaste acque territoriali dello Yemen.

Infatti, quando Sana’a scelse questa forma di sostegno alla Resistenza palestinese durante il conflitto, era pienamente consapevole dell’impatto significativo che avrebbe avuto sulla regione e sulla scena mondiale. È questa risoluzione che garantisce l’escalation della lotta a un livello più avanzato e chiarisce perché i Paesi concordano universalmente sull’urgenza di porre fine alla guerra, soprattutto a causa delle sue implicazioni per gli interessi economici e i profitti aziendali.

Tensioni Mar Rosso e ripercussioni sul traffico commerciale

Il 25 gennaio la compagnia mineraria australiana BHP Group ha scelto rotte alternative e in particolare ha scelto la rotta del Capo di Buona Speranza attorno all’Africa. La maggior parte delle spedizioni del gruppo alimentare francese Danone sono state deviate, il che ha causato un allungamento dei tempi di trasporto. Il portavoce dell’azienda ha affermato che se questa situazione continua per più di due o tre mesi, Danone implementerà strategie di mitigazione come l’utilizzo di rotte alternative in mare o a terra quando possibile. In risposta alla crisi nel Mar Rosso, la compagnia norvegese di petrolio e gas Equinor ha cambiato la rotta delle navi che si dirigevano verso questa zona. Logitech, produttore di accessori per computer, ha rivelato che la crisi del Mar Rosso influenzerà i suoi margini di profitto a causa dell’aumento dei costi di spedizione.

A causa di cambiamenti nei metodi di trasporto che hanno portato ad una carenza di componenti, il produttore americano di auto elettriche “Tesla” ha temporaneamente sospeso la produzione di automobili nel suo stabilimento vicino a Berlino dal 29 gennaio all’11 febbraio. Quattro stabilimenti in Spagna, di proprietà del produttore francese di pneumatici Michelin, hanno interrotto la produzione il 20 e 21 gennaio a causa di ritardi nella fornitura di materie prime. Un portavoce della sede spagnola della Michelin ha dichiarato a Reuters che non ci sono ulteriori piani per fermare la produzione.

di Redazione

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