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Nel 2017 donne saudite trattate ancora come schiave

“Al giorno d’oggi le donne saudite sono ancora trattate come schiave. Basti pensare al divieto di guidare; non esiste una vera e propria legge che lo impedisce, eppure non è loro concesso di mettersi alla guida di un’auto poiché legalmente considerate alla stregua di un minore”.

Dure le parole di Manal al-Sharif in una recente intervista rilasciata al Daily Mail Australia. Al-Sharif è un’attivista saudita per i diritti delle donne. Nel 2011 ha lanciato una campagna in cui affermava il diritto delle donne a guidare. Campagna che le è costata 9 giorni di carcere.

Prima donna saudita a diventare consulente per la sicurezza informatica, a poco più di 20 anni ha cominciato a lavorare la società petrolifera Saudi Aramco, dove vi è rimasta per circa una decade.

“Vengo da una società estremamente proibitiva, dove si vive a finestre chiuse, le case sono circondate da mura di cinta altissime e le donne possono uscire solo se completamente coperte e con il consenso del loro tutore” ha continuato al-Sharif nell’intervista. “Le donne, in Arabia Saudita, non possono muovere neppure un dito senza il permesso di un uomo”.

Nel 2011, anno del suo 38esimo compleanno, Manal lancia su Facebook la campagna Women2drivecampaign; una campagna volontaria per aiutare le ragazze di questo Paese a imparare a guidare, almeno per le situazioni di emergenza, a detta dell’ attivista.

Decisa a portare avanti il messaggio, con forza, contro l’inaccettabile divieto, la donna pubblica un video su Youtube, in cui appare alla guida di un’auto per le vie di Khobar, contravvenendo al divieto che impedisce alle donne di guidare.

Il video ottiene oltre 700mila visualizzazioni in un solo giorno e migliaia di donne saudite aderiscono alla campagna, ma Manal è presto sottoposta a dure offese, minacciata di morte ed accusata di disturbi mentali. Arrestata, viene tenuta in carcere diversi giorni.

Per uscire dal carcere Manal ha dovuto pagare una cauzione e chiedere scusa ufficialmente. Una cauzione che però non le ha impedito di perdere casa e lavoro.

Oggi Manal vive a Sidney, dove si è trasferita con il suo secondo marito e suo figlio e dove, attraverso la sua storia, continua ad informare sulle condizioni in cui vivono le donne saudite.

In Arabia Saudita, va ricordato, le donne non possono votare, svolgere un lavoro indipendente, scegliersi il marito, ottenere un passaporto né guidare un’auto. Per spostarsi devono pagare un autista o, se non hanno i soldi, sperare nel buon cuore dei familiari maschi.

 

di M.I

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