
Non che ce ne fosse bisogno, ma l’ennesima conferma di cosa sono diventati i Pronto soccorso viene dalle immagini di una telecamera nascosta da Report, la trasmissione d’inchiesta in onda su Rai3.
Quello che si vede non è degno di un Paese civile che ha il suo scranno al G8, ossia tra le nazioni più industrializzate e conseguenza vuole anche tra le più civili.
Chi ha messo piede in un Pronto soccorso ha sperimentato lo sfacelo, la sciatteria, la mancanza di umanità e di professionismo (in molti casi). Pazienti ammassati in sala d’attesa, nelle barelle lasciate nei corridoi tra promiscuità, urla di dolore, lamenti vari e anche escrementi. Notti intere passate tra le luci accese dei neon e il caldo asfissiante in inverno e il gelo dei condizionatori in estate. Se va bene, se sei fortunato hai un cuscino, per il lenzuolo è meglio non chiedere. Non c’è assistenza, i parenti vengono tenuti fuori altrimenti sarebbe peggio.
L’umanità muore tra le corsie dei Pronto soccorso
Le scene da incubo riprese dal Report vengono da un Pronto soccorso della capitale, ma ciò che succede lì accade ovunque, non c’è regione italiana che ne sia immune. “Sono partite le ispezioni”, dichiara Francesco Rocca, il presidente della Regione Lazio, come se fosse la prima volta che vedesse quelle scene.
Eppure era già tutto previsto, niente di nuovo, dato che la sanità è stata smantellata scientemente da tutti i governi che si sono succeduti; nessuno ha mai fatto qualcosa per porre rimedio allo sfacelo verso cui sta andando in contro.
La questione è nota e la racconta il “Simeu”, la società italiana di emergenza-urgenza: “I Pronto soccorso sono affollati di codici verdi e bianchi: la causa? La crisi della sanità territoriale, i medici di famiglia ricevono sempre più di rado e allora il paziente corre al Pronto soccorso dove ingolfa le Boarding Area. Mancano i letti nei reparti grazie ai tagli della politica a vantaggio dei privati e della falange estremista della corporazione medica”.
Chi può scappa dall’inferno
Turni massacranti, stipendi bassi, rischi di aggressione e chi rimane ha un carico di lavoro di 1 su 30 quando va bene, con punte di 1 su 50, ossia un operatore per 30 o 50 pazienti quando dovrebbe essere 1 su 6 o al massimo 1 su 9.
di Sebastiano Lo Monaco