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Sanità in Italia, mancano 50 miliardi

Si parla di “Universalismo selettivo”; un ossimoro, ossia una figura retorica che accosta nella medesima locuzione, due termini che esprimono concetti contrari. La premessa è d’obbligo perché è quanto emerso nel rapporto “CREA”, curato dall’Università di Tor Vergata e l’Università San Raffaele. Nella sanità pubblica mancano almeno 50 miliardi, soldi che servirebbero per arrivare ad avere un’incidenza sul Pil analoga agli altri Paesi Ue. I numeri sono impietosi: nel 2021, l’Italia si è attestata a meno 38%.

Sanità, cresce la spesa

Dal 2000 al 2021, la spesa sanitaria è salita in media del 2,8% annuo, che corrisponde al 50% in meno rispetto ai Paesi Ue di riferimento. È un piano inclinato, quello in cui si ritrova la sanità italiana.
Per recuperare, si legge nel report, “servirebbe una crescita del finanziamento di 10 miliardi l’anno per cinque anni più quanto necessario per garantire la stessa crescita degli altri Paesi, ovvero altri 5 miliardi e nei documenti di finanza pubblica, i soldi previsti sono meno di 2 miliardi per anno.

Senza quella cifra, il servizio sanitario nazionale universalistico andrà incontro a quello che è “l’universalismo selettivo”, senza equità di accesso. Cosa che nei fatti accade già, anche se in numeri non elevati ma è una pratica aberrante destinata a crescere.

Il finanziamento pubblico si è fermato al 75,6% della spesa contro l’82,9% della media Ue. La spesa privata incide per il 2,3% sul Pil contro una media Ue del 2% pari a 1.800 euro per nucleo familiare, scaricando sulle famiglie oltre un miliardo di uscite per i farmaci rimborsabili. Aumenta anche il disagio economico per le spese sanitarie. 378,627 sono i nuclei familiari che si indebitano e si impoveriscono per pagarsi le spese sanitarie. 610,048, sono i nuclei familiari che sostengono spese definite “catastrofiche”.

Mancanza del personale

30,5 miliardi di euro, tanto dovrebbe investire l’Italia per allinearsi agli organici Ue. Mancano 30mila medici di famiglia e vista la popolazione over 75, se ne dovrebbero assumere almeno 15mila ogni anno per i prossimi 10 anni, se consideriamo i pensionamenti. Mancano gli infermieri, una mancanza cronica e grave, ne mancano 250mila stando ai parametri Ue. Solo per il modello pensato dal PNRR ne servirebbero dai 40 agli 80mila, circa 30/40mila l’anno, considerati i pensionamenti (9mila l’anno).

Sono numeri irraggiungibili per l’Italia, perché il settore sanità non “attira.” Si preferisce andare in luoghi più consoni. In Italia entrano meno dell’1% dei medici contro il 10% del resto dell’Ue. Meno del 5% di infermieri rispetto il 15% dell’Inghilterra, il 9% della Germania. I medici guadagnano il 6% meno dei colleghi Ue, gli infermieri il 40% in meno. Senza risorse e senza personale è impossibile recuperare l’attuale 65% di prestazioni perdute durante la pandemia.

di Sebastiano Lo Monaco

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