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Sanità, in fuga 23mila infermieri

Il Servizio Sanitario Nazionale non gode di ottima salute, cosa ormai risaputa ma che torna a galla ogni volta che si leggono notizie come questa. L’allarme lanciato dai sindacati di categoria dovrebbe far riflette ma che, nella sostanza, lascerà tutto inalterato salvo poi indignarsi quando si arriva in un pronto soccorso e si rimane senza assistenza. Il problema della sanità è un problema che ti arriva addosso in modo prepotente e quando te ne rendi conto è ormai troppo tardi.

Questo è il dato rivelato da un indagine condotta dal ‘’Nursing Up’’, uno dei sindacati infermieristici più rappresentativi. Un numero impressionante di personale qualificato ha lasciato l’impiego nella sanità pubblica per andare a lavorare all’estero. Emblematico, in tal senso, il caso della Norvegia.

Tutto questo è accaduto negli ultimi quattro anni, gli anni della pandemia, in cui il personale ospedaliero veniva acclamato come “eroe” dalla vulgata giornalistica e dalla politica che prometteva cambiamenti epocali che poi, puntualmente, non sono arrivati.

Il periodo preso in questione, in modo principale dal report, è quello del 2021-2022, il biennio in cui hanno abbandonato la sanità pubblica oltre 15mila infermieri con contratto a tempo indeterminato.
“Si tratta del più alto numero di dimissioni volontarie dalla sanità pubblica”, si legge nello studio di Nursing Up. “La destinazione principale è l’estero e il privato con una percentuale del 20% che ha deciso di cambiare lavoro. Non è stata solo la pandemia ad incidere, perché la fuga rimane elevata anche negli anni 2023-2024 con oltre 8mila abbandoni”.

Sanità e Aiuti Ue(?)

Si assume personale da Cuba, Argentina, India, Paraguay, toppe che non riescono a tappare l’emorragia continua, che pare colpire anche alcuni Stati europei. Non a caso, la Commissione Europea ha annunciato un accordo con l’Oms che prevede lo stanziamento di 1,3milioni di euro per sostenere i Paesi interessati all’emergenza di trattenere il personale infermieristico e di rendere più “attraente” la professione.

Il piano è finanziato da “EU4Healt” e prevede una particolare attenzione verso quei Paesi che “presentano una significativa carenza di personale sanitario”. Ci saranno piani d’azione per il reclutamento, programmi di tutoraggio e studi per comprendere e valutare il lavoro infermieristico e comprenderne i problemi, ma anche strategie mirate ad incrementare il benessere.

Gli infermieri sono coloro che tengono in piedi i reparti, che si interfacciano spesso con il paziente e rischiano un’aggressione in quanto sempre in prima linea. Migliorare la vita di questi professionisti dovrebbe essere l’obiettivo primario della politica che però, nei fatti, vive in un mondo parallelo e alieno al problema.

di Sebastiano Lo Monaco

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