Sanità, in dieci anni tagliati 70 mila posti letto
La sanità è stata da sempre bacino dalla quale attingere risorse attuando tagli sulla pelle dei cittadini. Una pratica appresa da tutti i governi di tutti i colori che hanno saputo fare una sola cosa: tagliare miliardi e di conseguenza posti letto. Nei giorni funesti del coronavirus è tornata alla ribalta la politica dei tagli alla sanità. Vista la rapidità del contagio e la riluttanza della popolazione a seguire semplici regole di buonsenso, i reparti di terapia intensiva si sono dimostrati insufficienti.
I posti letto sono pochi e c’è il rischio ben annunciato dalla Siaarti (Società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva) che il personale medico sia costretto a scegliere chi curare. Un testo di 15 punti che l’associazione ha diffuso e pubblicato, finalizzato a supportare gli anestesisti rianimatori nel lavoro che svolgono quotidianamente. Nel documento si privilegia la “maggior speranza di vita” e di non perseguire il “first come, first served”.
Perché si è arrivati a ciò è presto detto. In dieci anni sono stati tagliati ben 37 miliardi e persi 70mila posti letti con la chiusura di 359 reparti. Solo nel periodo 2010-2015 sono stati tagliati 25 miliardi e nel quadriennio 2015-2019 sono stati decurtati oltre 12 miliardi.
Serviva il coronavirus per evidenziare una sanità impreparata?
Ci voleva il coronavirus per capirlo? Evidentemente si, anche se per alcuni personaggi politici, propensi più alla polemica perenne che pensare alla soluzione dei problemi, i tagli alla sanità piovono come piaga biblica, all’improvviso.
Se al nord la forte e organizzata sanità è già al collasso, il sud in questa vicenda è stato, sino adesso, toccato marginalmente anche se l’ignominiosa scena vista alla stazione Garibaldi di Milano di gente che fuggiva per tornare verso il sud, non appena è stato annunciato il decreto che serrava la Lombardia, potrebbe creare danni inimmaginabili ad un settore sanitario sgangherato e disorganizzato. Un’azione scriteriata che ha costretto i governatori di Puglia, Campania e Sicilia ad obbligare la quarantena per coloro che sono fuggiti dalla regione focolaio.
Quando finirà tutto e si conteranno i morti, i danni economici e quelli sociali, sarebbe il caso di iniziare a ragionare su queste politiche folli dei tagli a settori vitali di una nazione che si ama definire civile.
di Sebastiano Lo Monaco