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Samer Al Issawi: la vittoria della resistenza e della dignità

di Manuela Comito

E’ stato rilasciato ieri pomeriggio il prigioniero Samer Al Issawi, detenuto “simbolo” della sofferenza e della dignità del popolo palestinese. Al Issawi era stato arrestato dall’esercito israeliano per la prima volta il 15 aprile del 2002 a Ramallah, con l’accusa di aver avuto parte attiva durante la Seconda Intifada.

Quasi 10 anni dopo, nell’ottobre del 2011, viene rilasciato insieme ad altri 1.027 prigionieri palestinesi, in seguito all’accordo tra Hamas e il governo israeliano, accordo raggiunto con la mediazione dell’Egitto, per la liberazione di Gilad Shalit. Ma il 7 luglio del 2012 viene arrestato nuovamente con il pretesto di aver violato i termini del suo rilascio e aver tentato di entrare in Cisgiordania.

Fu chiaro da subito che le autorità israeliane lo avrebbero condannato a scontare per intero la pena che gli era stata imposta dopo il primo arresto. Di fronte a questo, Samer Al Issawi inizia uno sciopero della fame il primo agosto 2012, per protestare contro la pena inflittagli ingiustamente, dal momento che nessuna sentenza era stata pronunciata e non era stato condannato. Nei mesi che seguirono, tantissime furono le manifestazioni di solidarietà in ogni parte del mondo.

Il 7 gennaio 2013 una manifestazione di protesta organizzata dall’attivista palestinese Hala Numan, ha  avuto luogo a Washington, a sostegno di Issawi e di tutti i prigionieri illegalmente e ingiustamente detenuti nelle carceri israeliane. Intanto, nel tentativo di far desistere il prigioniero dal suo proposito, le autorità israeliane hanno minacciato e perseguitato i suoi familiari. La lotta e il grande esempio di dignità di Samer Al Issawi superano le sbarre entro cui è rinchiuso e attirano l’attenzione e la solidarietà della Comunità Internazionale. Tutto ciò si traduce in una pessima pubblicità per il governo di Tel Aviv e la sua “democratica” facciata.

Anche altri prigionieri seguono l’esempio di Samer e incominciano lo sciopero della fame per attirare l’attenzione della Comunità Internazionale e dei media, sulle drammatiche condizioni dei prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane. Il 22 aprile del 2013, dopo 266 giorni, in seguito a un accordo secondo cui Samer avrebbe dovuto scontare solo 8 mesi per aver violato i termini della sua cauzione e poi sarebbe stato rilasciato a Gerusalemme, decide di interrompere lo sciopero della fame. Lo sciopero della fame portato avanti da Samer Al Issawi è stato il più lungo della storia e lo ha messo innumerevoli volte in pericolo di vita. Prima di giungere a questo accordo, le autorità israeliane avevano portato avanti una serie di accordi che prevedevano la deportazione a Gaza e una pena detentiva ridotta.

Issawi ha sempre resistito fino a quando le autorità israeliane hanno ceduto e gli hanno permesso di tornare a casa sua a Gerusalemme, dopo una pena di otto mesi. Il giorno della libertà tanto atteso da Samer, dalla sua famiglia e da chiunque l’ha sostenuto in questi mesi è arrivato. Alle prime luci dell’alba di lunedi’ 23 dicembre, funzionari dei servizi segreti israeliani, scortati dall’esercito, hanno fatto irruzione nell’abitazione di Samer Al Issawi e hanno vietato alla sua famiglia di organizzare eventuali festeggiamenti per il ritorno a casa del loro congiunto, secondo quanto hanno riferito i membri della famiglia a Ma’an.

Inoltre, i soldati hanno dichiarato la loro intenzione di impedire ad amici e parenti di dare il benvenuto a Samer in modo tradizionale, affermando che nessuna marcia o manifestazione di benvenuto sarebbe stata tollerata nel quartiere. I familiari si sono presentati la mattina presto di fronte alla prigione di Shatta dove Samer Al Issawi è detenuto e hanno dovuto attendere per ben 10 ore il suo rilascio. Alle ore 17:15 del 23 dicembre, Samer Al Issawi è tornato ad essere un uomo libero.

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