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Pensioni: Ue chiede sacrifici, ma aumenta il budget funzionari

Anche sulle pensioni la Commissione Europea ha steso un rapporto che, come di consueto, ha provveduto a bacchettare l’Italia, chiedendole ulteriori sacrifici e dettando una vera e propria linea di gestione del sistema previdenziale. Lavorare di più e più a lungo, mantenere in vita la Fornero (la legge ovviamente), il tutto nella solita formula del diktat paternalistico che predica austerità.

pensioniInsomma, da Bruxelles ci fanno sapere senza remore che è giunto il momento di “promuovere l’allungamento della vita lavorativa, anche alla luce della sempre maggiore aspettativa di vita”. Quindi, per far si che il sistema pensionistico in Italia sia sostenibile e possa avere un futuro è fortemente consigliato scoraggiare la fuoriuscita anticipata dal mondo del lavoro, creando le basi per un ambiente lavorativo sicuro e sano, in grado di mantenere al proprio interno ed il più a lungo possibile il lavoratore.

Al centro dell’attenzione della Commissione Europea, in particolare il rischio di povertà in cui incorrerebbero gli autonomi e coloro che svolgono attività lavorative atipiche. Nel rapporto sulle pensioni 2018 si afferma che proprio questi sarebbero i soggetti che rischierebbero di percepire pensioni inadeguate nel lungo periodo.

A fronte di una spesa previdenziale troppo elevata rispetto agli standard europei, l’Italia non riuscirebbe comunque a garantire delle indennità dignitose ad ampie fette di aventi diritto, mettendo a rischio la stabilità dell’intero sistema pensionistico fino a prospettarne il collasso o una ripresa a lunghissimo termine (si parla addirittura del 2070!).

Una sacrosanta preoccupazione quella di Bruxelles per le sorti del nostro Stato Sociale, se non fosse per un piccolissimo particolare: nel bilancio 2019 la Commissione Europea ha previsto un aumento del 6,2% del budget proprio per pagare gli assegni ai propri burocrati in pensione.

Una previsione di spesa da record che non ha precedenti e soprattutto con importi calcolati in base a quello stesso metodo retributivo che l’Europa ci aveva fatto accantonare già nel lontano 1995. Bastano 10 anni di servizio ad un funzionario Ue per andarsene in pensione, a partire dai 66 anni di età. Se poi dovessero essere troppo stanchi per le dure incombenze svolte possono scegliere di iniziare la carriera da pensionati anche a 58 anni, con una penalizzazione nell’assegno del 3,5% per ogni anno di anticipo rispetto alla soglia dei 66 anni.

Si predica bene dalle parti di Bruxelles, ma si razzola male, malissimo anzi, laddove in una situazione di generale preoccupazione per far quadrare conti e bilanci statali, un quinto dei funzionari Ue già percepisce stipendi che superano di gran lunga quelli di molti premier degli stati membri.

 di Massimo Caruso

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