Palestina

Israele schiera i suoi cecchini al confine di Gaza

Nella Striscia di Gaza ci sono ottomila giovani disabili permanenti a seguito delle azioni dei cecchini israeliani durante le manifestazioni di protesta della “Marcia del Ritorno“. Nessuno dei cecchini ha rimpianti, anzi, ne vanno orgogliosi. Si comportano tutti come assassini, le loro azioni hanno provocato la morte di oltre 200 ragazzi palestinesi. Hanno sparato a donne e ragazzi disarmati che cercavano invano di lottare per la loro libertà. 

Mohammad al-Ajouri è un adolescente che amava correre, vincitore di una medaglia per i 400 metri. Aspirante corridore che desiderava competere in gare all’estero, dopo un giorno di protesta, mentre si ritirava a casa, è stato colpito al polpaccio da un proiettile israeliano. Il proiettile ha lacerato la gamba destra ed è stata successivamente amputata. Ormai correre rimarrà solo un ricordo.

Anche Alaa al-Daly era un atleta. Un ciclista che si stava allenando per i Giochi asiatici. Anche lui era convinto di partecipare ad una manifestazione pacifica vicino Rafah, parte meridionale di Gaza. A un certo punto, dopo l’esplosione di un colpo, si è ritrovato ad assistere un dimostrante ferito. Poco dopo fu lui obiettivo dei cecchini israeliani che lo colpirono al ginocchio. Stesso destino per Alaa, gamba amputata e carriera da ciclista finita.

Sogni infranti dai cecchini israeliani

Triste che questi ragazzi, invece di sognare una carriera o un futuro, debbano aspirare a trovare una protesi per le loro gambe. Youssef, diciannove anni, è uno di loro. È stato colpito ad entrambe le gambe e ora sogna di andare in Germania o Turchia per trovare qualcosa che le possa sostituire. In Cisgiordania, pur avendo strutture decisamente migliori rispetto a quelle di Gaza, le protesi sono troppo costose per renderle accessibili a famiglie semplici come quella di Youssef.

Questi non sono casi isolati, sono centinaia i ragazzi che hanno visto la perdita del proprio arto a causa di un singolo proiettile israeliano. Casi estremamente insoliti per trattarsi di semplici pallottole. Infatti, Medici senza Frontiere ha registrato “un estremo livello di destrutturazione sulle ossa e sui tessuti molli”. Marie-Elisabeth Ingres, capo missione di Msf in Palestina, ha ribadito che i proiettili usati hanno “letteralmente distrutto il tessuto dopo aver polverizzato l’osso”, aggiungendo che a molti dei feriti è stata procurata una “disabilità duratura”.

“La ferita d’ingresso è piccola. Quella d’uscita è devastante”, hanno dettagliato i medici palestinesi di Gaza, che riferiscono di non aver visto simili ferite dall’operazione Margine di protezione del 2014, quando Israele attaccò la Striscia. Situazione aggravata dal fatto che a Gaza gli amputati hanno poche opzioni di riabilitazione. A causa del blocco commerciale che da 15 anni affligge Gaza, c’è una mancanza sostanziale di materie prime e quindi difficoltà nella produzione di protesi, lasciandone senza chi ne ha bisogno.

di Yahya Sorbello

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