Roma: quei padri di famiglia sfruttati in fabbrica e massacrati in piazza
Abbiamo provato una grande vergogna oltre che uno stato di profonda tristezza nel vedere quei padri di famiglia pestati a sangue come criminali. Il tutto si è svolto nella giornata di ieri nei pressi dell’ambasciata tedesca di Roma, nel corso dell’ennesima manifestazione organizzata come sempre in maniera pacifica da centinaia di operai dell’Acciaieria di Terni che protestavano contro il piano industriale di ThyssenKrupp, che prevede un drastico piano di ridimensionamento.
In mattinata tutto era andato liscio, dieci autobus carichi di operai erano arrivati da Terni e la protesta pacifica aveva preso il via in piazza Indipendenza a Roma. Nessun atto ostile o provocazione poteva far prevedere ciò che da lì a poco si sarebbe scatenato a due passi dalla stazione Termini. Dopo il sit-in sotto l’ambasciata tedesca gli operai decidono di avviarsi verso il ministero dello Sviluppo economico. In questo momento esatto scatta una spropositata quanto immotivata carica – tutt’altro che di alleggerimento – da parte della polizia contro i manifestanti.
Manganellate, calci e pugni volano contro padri di famiglia che, partiti all’alba da Terni erano giunti a Roma solo per protestare contro l’ennesima nefandezza attuata contro degli operai che per decenni si sono spaccati la schiena nelle acciaierie, ed ora si ritrovano in mezzo ad una strada. Il tutto, ovviamente, con il complice e vergognoso assenteismo delle autorità italiane. Tornando alle violenze della polizia, che tanta scalpore e proteste hanno destato in tutti gli ambienti, hanno causato il ferimento di quattro operai, tutti trasportati in ospedale.
“Volevano occupare la stazione Termini”, afferma falsamente e si giustifica la polizia; in realtà, come già detto e confermato anche da diversi politici e sindacalisti presenti sul posto, i lavoratori volevano semplicemente andare a manifestare al ministero dello Sviluppo economico. Come buona tradizione italiota insegna, un vespaio di polemiche e accuse, nella maggior parte dei casi inutili e strumentali, si è scatenato contro tutti e tutte, una buona e meschina occasione per attaccare il nemico politico di turno.
Ha fatto rabbia vedere quei padri di famiglia con le teste aperte, uno spaccato allarmante e vergognoso di un contesto politico, sociale e culturale che definire drammatico crediamo sia veramente riduttivo. Fa rabbia anche se non può fare più notizia, l’assenteismo, la complicità e l’inadeguatezza con cui la classe politica italiana affronta le drammatiche condizioni in cui versa oramai una sempre più ampia fascia di italiani.
Finite le polemiche, rimane la cruda realtà. Rimangono quegli operai con la testa aperta e senza più un lavoro. Quegli operai che dovremmo sentire padri di ognuno di noi, e come degni figli non dovremmo dimenticare ciò che è accaduto ieri. Non dovranno più essere lasciati soli.
E mentre la vita politica di questo Paese procede come da copione, tra un tweet e un voto del “popolo del web”, il nostro augurio è che alla prossima manifestazione al fianco di degni padri ci sia una marea di degni figli pronti a sostenere e battersi, affinchè mai più nessuno possa osare offendere la loro dignità. Un popolo degno di questo nome dovrebbe comportarsi così.