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Gran Bretagna esce dalla Convenzione Europea dei Diritti Umani

raid UsaIl piano controverso da parte della Gran Bretagna di uscire dalla Convenzione Europea sui Diritti Umani (Cedu) è stato presentato martedì da Theresa May alla Conferenza del Partito conservatore, “per fermare un’industria di crediti vessatori” contro i soldati britannici.

Se il Primo Ministro, Theresa May, parla chiaramente di “crediti vessatori” contro chi ha servito la Gran Bretagna in conflitti precedenti, il segretario della Difesa, Michael Fallon nei commenti rilasciati prima del suo discorso alla conferenza, ha dichiarato: “Il nostro sistema legale è stato abusato per formulare false accuse contro le nostre truppe su scala industriale”. Ha poi aggiunto: “E’ stato causato notevole disagio alle persone che hanno rischiato la loro vita per proteggere noi, sono costati milioni ai contribuenti e c’è il rischio reale che frenerà le nostre forze armate dal fare il loro lavoro”.

Da tempo alcuni think tank conservatori e gruppi legati alle forze armate hanno fatto pressione per questa manovra, sostenendo che una serie di casi giudiziari focalizzati sulle azioni delle truppe britanniche in Iraq e in Afghanistan sono costati ingenti somme al Ministero della Difesa, un contenzioso di cento milioni di sterline dal 2004. I ministri dicono che questo è avvenuto perché la giurisdizione della Cedu è stata estesa a zone di conflitto, in parte grazie agli sforzi di una manciata di studi legali.

La Gran Bretagna non è la prima nazione a compiere questo passo. L’Ucraina ha comunicato una deroga nel mese di giugno 2015, in relazione al combattimento sul suo confine con la Russia. E la Turchia ha presentato un avviso simile a seguito del colpo di Stato militare fallito nel mese di luglio.

In altre parole, Theresa May e Michael Fallon propongono la deroga parziale o totale alla Convenzione Europea dei Diritti Umani (Cedu) per evitare che le “vittime” possano servirsene per montare pretese legali “spurie” contro le truppe britanniche. Tuttavia Martha Spurrir, attivista dei diritti umani e direttore di Liberty, ha sostenuto che la maggior parte dei crediti per i diritti contro i militari non erano vessatori, e sono stati collegati alle protezioni che non possono essere derogate, come ad esempio il divieto di tortura. Ha poi aggiunto: “La verità è che la deroga non proteggerà nessuno ad eccezione di quanti sono al Ministero della Difesa che hanno qualcosa da nascondere. La deroga alla Convenzione inoltre ci renderà ipocriti sulla scena internazionale come coloro che hanno due pesi e due misure, incoraggiando così i nostri nemici”.

Un’oscura ironia gravita su tutta la manovra del governo inglese, che propone deroghe alla Convenzione dei Diritti Umani relative a guerre che ha scelto, anche se molti di questi conflitti, come in Iraq e in Afghanistan, sono stati combattuti proprio in nome dei diritti umani. Non era stato proprio Tony Blair, l’artefice della guerra in Iraq a fianco degli Usa, a parlare di diritti umani e difenderli ad oltranza in un incontro-dibattito sull’argomento con l’allora premier cinese Wen Jiabao? Proprio quando Ahmad Jabbar Kareem Ali, 15 anni, annegò perché costretto dai soldati ad entrare nel canale Shatt Al-Basra dopo essere stato arrestato dalle truppe britanniche con l’accusa di saccheggio? I soldati furono processati in un tribunale della Gran Bretagna per omicidio colposo e assolti nel 2006.

Nel settembre del 2016 è stato pubblicato il rapporto di una successiva indagine inquisitoria ad opera di Iraq Fatality Investigations (Ifi), istituiti nel 2013, al fine di soddisfare le esigenze di indagine ai sensi della Convenzione dei Diritti dell’uomo (Cedu). L’indagine ha accertato che i soldati coinvolti sono responsabili della morte di Ahmad Jabbar Kareem Ali.

di Cristina Amoroso

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