Rohingya, Myanmar commette crimini di guerra
Il relatore speciale delle Nazioni Unite, Yangyi Lee, ha confermato mercoledì scorso che l’esercito birmano sta commettendo nuovi crimini di guerra contro i musulmani rohingya a Rakhine e Chen in Myanmar. Mentre il mondo è preoccupato per l’epidemia di Covid-19, l’esercito del Myanmar continua a intensificare la sua offensiva nello stato di Rakhine, colpendo indiscriminatamente la popolazione civile.
Il relatore speciale sudcoreano ha aggiunto che le forze armate hanno intensificato i loro attacchi contro i civili nelle ultime settimane con attacchi aerei e di artiglieria, “che possono equivalere a crimini di guerra e crimini contro l’umanità”. Il governo birmano ha ripetutamente respinto le richieste delle Nazioni Unite di entrare in Myanmar.
Le Nazioni Unite avevano precedentemente confermato crimini contro la minoranza musulmana rohingya a Rakhine nel 2017, che ha costretto circa 700mila di loro a fuggire da una campagna militare.
L’esercito e il governo negano costantemente queste accuse e affermano che l’esercito ha risposto agli attacchi dei ribelli musulmani rohingya. Le bande militari e buddiste del Myanmar hanno lanciato per anni una campagna di pulizia etnica contro i musulmani nel Rakhine, uccidendo decine di migliaia di persone e costringendone altre centinaia a fuggire.
Più di 720mila musulmani rohingya vivono nei campi profughi del Bangladesh, portando con sé orribili testimonianze di omicidi, stupri e incendi da parte di soldati e bande armate buddiste dopo la loro espulsione dallo stato di Rakhine nella Birmania settentrionale. Ciò è accaduto a seguito di una campagna militare nel 2017 che le Nazioni Unite hanno descritto come pulizia etnica.
Le Nazioni Unite e le organizzazioni per i diritti umani hanno confermato che l’esercito birmano ha commesso una pulizia etnica per espellere i musulmani che hanno subito discriminazioni per decenni nel Paese.
di Yahya Sorbello