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Rikers Island, dove l’adolescenza e il disagio mentale incontrano la brutalità

di Cristina Amoroso

Il Complesso della Rikers Island di New York City è uno dei carceri più famosi del Paese, utilizzato come luogo di detenzione dal 1884. Situato su una piccola isola nell’East River, tra il Queens e il Bronx, adiacente all’aeroporto LaGuardia, ha un budget di 860 milioni di dollari l’anno, uno staff di 9mila agenti e 1.500 civili per controllare una popolazione carceraria oscillante tra le 11mila e le 13mila unità.

Rikers è soprattutto noto per i tassi impressionanti di violenza, stupro, abuso di detenuti malati di mente, abuso di isolamento, che continuano nonostante le numerose denunce, le cause legali, i rapporti sulla devastante brutalità e caos nel complesso tentacolare della prigione.

A marzo il Center for investigative reporting lancia l’allarme sull’abuso delle celle di isolamento per gli adolescenti di Rikers Islands. Sono centinaia gli adolescenti inviati negli ultimi anni in isolamento a Rikers Island, 23 ore al giorno in una cella che chiamano la scatola. L’85 per cento dei detenuti sono in attesa di giudizio, e la maggior parte degli adolescenti vi sono rinchiusi perché non possono permettersi la cauzione. A New York, chi ha 16 anni è considerato un adulto in base al diritto penale dello Stato e Riker, una delle più grandi prigioni del mondo, ha una popolazione di adolescenti che possono competere con i più grandi sistemi di carcere per adulti nel Paese: tra 400 e 800 al giorno. L’isolamento a Rikers è ufficialmente chiamato segregazione punitiva, pratica riservata ai detenuti più pericolosi, a detta del personale di controllo. Ma secondo le regole di Rikers gli adolescenti di 16 anni possono essere inviati alla “scatola” per avere effettuato scherzi, tenuto un  comportamento rumoroso o  avere infastidito il personale.
In qualsiasi momento, ci sono circa 100 ragazzi  in celle di isolamento a Rikers Island – un numero estremamente elevato rispetto ai tassi stimati di isolamento negli Stati Uniti, che pure sono alti, anche se non se ne conoscono i dati precisi. “C’è un certo caos di informazioni”, afferma Juan Méndez, il relatore speciale delle Nazioni Unite sulla tortura, “Stiamo tutti indagando ma non sappiamo esattamente la dimensione di questo problema”.

Le prigioni sono diventate di fatto le istituzioni di salute mentale in America. Nel corso degli ultimi 60 anni, la popolazione di strutture psichiatriche pubbliche è scesa di circa il 90 per cento, mentre la percentuale di detenuti malati di mente nelle carceri è salita alle stelle.
A Rikers, per quasi la metà di tutti i ragazzi sono state diagnosticate malattie mentali. I detenuti in isolamento hanno sette volte più probabilità di ferire o mutilare se stessi rispetto agli altri, in base al reparto della Salute e Igiene Mentale della città. Il Dipartimento di giustizia ha dichiarato nel 2009 che la metà dei suicidi giovanili dietro le sbarre è accaduto mentre i giovani erano in isolamento. Il Dr. Lee Bandy ha scritto nel mese di settembre una graffiante relazione su Rikers Island preparata per il Consiglio di correzione del carcere: “L’uso di segregazione punitiva anche tra quelli non diagnosticati come malati mentali è destinato ad aumentare la frequenza della malattia mentale nella popolazione del carcere, insieme a sintomi associati come comportamento suicida e aggressivo”, non è altro che  “criminalizzazione dell’adolescenza”.

Pochi sistemi statunitensi vietano la segregazione punitiva. Solo gli Stati Uniti, la Somalia e Sud Sudan non hanno ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo e dell’adolescenza, che vieta l’isolamento dei minori in celle di segregazione secondo il diritto internazionale. 

Un’altra inchiesta sul Rikers è stata condotta a luglio dal Times, che  aiuta a mettere a nudo la cultura della brutalità sull’isola e rende chiaro che sono detenuti con malattie mentali che subiscono lo schiacciante peso della violenza. Il crescente numero di detenuti mentalmente instabili, con problemi come la depressione, la schizofrenia e il disturbo bipolare, sono un fattore importante nella violenza, secondo il Times. “Riker ha ora molti detenuti con malattie mentali – circa 4mila degli 11mila detenuti – come tutti i 24 ospedali psichiatrici di New York. Essi costituiscono quasi il 40 per cento della popolazione del carcere, circa otto anni fa era del 20 per cento.I detenuti con malattie mentali commettono due terzi delle infrazioni in carcere, e commettono una stragrande maggioranza di aggressioni ai controllori.

Il caso di un detenuto, riportato da Associated Press, ha sollevato molti interrogativi circa la capacità del sistema carcerario della città di  gestire i malati di mente. Percosso dagli agenti di custodia per un suo gesto osceno è stato punito con la cella d’isolamento, dove è rimasto per sette giorni senza farmaci nella solitudine e nella sofferenza. Quando il personale di correzione finalmente è andato in suo aiuto, lo ha trovato nudo, coperto di feci, con i  genitali gonfi e gravemente infetti. Bradley Ballard, 39 anni, soffriva di schizofrenia e diabete, probabilmente è morto di setticemia.

In un rapporto pubblicato  il 4 agosto, l’ufficio del Procuratore degli Stati Uniti per il Distretto Sud di New York, inveiva contro il trattamento dei detenuti adolescenti, il 51 per cento dei quali soffre di qualche forma di malattia mentale, a Rikers, “un luogo dove la forza bruta è il primo impulso, piuttosto che l’ultima risorsa, dove insulti verbali sono ripagati con le lesioni fisiche, dove i pestaggi sono di routine, mentre il senso di  responsabilità è raro, e dove una cultura della violenza perdura anche perché prevale un codice di silenzio”.
Basato su interviste con i detenuti, più di centinaia di pagine di file investigativi, il rapporto è pieno di dettagli inquietanti. Detenuti teenager hanno subito 22 fratture della mandibola nei primi cinque mesi e mezzo del 2012, e 239 ferite alla testa tra giugno 2012 e luglio 2013. Nell’esercizio 2013 gli interventi medici sugli adolescenti sono stati 459. Nasi rotti, arti fratturati e lacerazioni che richiedono punti di sutura sono di routine, come la pratica di confinare coloro che infrangono le regole alla segregazione punitiva.

In tal modo sono tutelati i diritti, la sicurezza e il benessere mentale di questi adolescenti, chiusi in un’isola, nella bella città di New York, nello Stato democratico per antonomasia che non ha neppure ratificato la Convenzione per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza per potere mantenere “senza problemi” ai minori di 18 anni la pena di morte, il trattamento di tortura nelle carceri e il servizio militare.

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