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Rifugiati, solo il 9% ospitati nelle sei maggiori economie del mondo

I rifugiati nel mondo sono 24 milioni, solo meno del 9% di essi sono stati accolti nei sei Paesi più ricchi.

Oxfam, in un recentissimo rapporto, documenta come Stati Uniti, Cina, Giappone, Germania, Francia e Regno Unito, che rappresentano il 60% della ricchezza mondiale, hanno accolto in tutto 2,1 milioni di rifugiati, eppure, proprio in questi Paesi, è sempre più forte l’ostilità verso di essi ed il rifiuto ad accoglierne ancora.

Di contra, oltre la metà di essi, circa 12 milioni, si trovano in Giordania, Turchia, Palestina, Pakistan, Libano e Sud Africa, Stati che tutt’insieme rappresentano meno del 2% dell’economia globale e, anche in questo caso con disparità stridenti, perché la Turchia non può essere paragonata al piccolo Libano.

Oxfam ha lanciato un appello ai Governi delle Nazioni più ricche perché accolgano più rifugiati e aiutino i Paesi più poveri che ne ospitano la gran parte; un appello che, al pari di tanti altri, pare destinato a cadere nel vuoto perché, come rilevato dalla stessa Ong, la parte più prospera del mondo non fa altro che alzare barriere per chiudersi in se stessa.

Riecheggiando le parole di Mark Goldring, Ad di Oxfam per il Regno Unito, è vergognoso che quel Paese dia asilo ad assai meno dell’1% di quella gente e si agiti tanto per quelli che vi sono già. Ma è un atteggiamento comune a tutte le società benestanti; un atteggiamento chiuso ed egoistico che preferisce chiudere gli occhi e non voler comprendere come quello dei rifugiati sia un problema globale che non può essere risolto innalzando muri.

Secondo l’Unhcr, nel 2015 sono state oltre 65 milioni le persone costrette ad abbandonare le proprie abitazioni a causa di guerre, violenze o gravi violazioni dei diritti umani; di esse 40,8 milioni vive (meglio dire sopravvive in modo più o meno precario, molte volte al limite della sopravvivenza) all’interno dei propri Stati, mentre sono 3,2 milioni in attesa di una risposta alla loro domanda di asilo inoltrata alle Nazioni più ricche.

È il Medio Oriente l’epicentro delle crisi più imponenti che negli ultimi anni hanno fatto lievitare enormemente il numero dei rifugiati, e quella siriana è di gran lunga la più drammatica, con un Paese da oltre 5 anni ridotto a campo di battaglia per l’aggressione subita da potenze esterne, che fanno di tutto per impedire la soluzione del conflitto.

Ma ad alimentare il problema c’è pure la tragedia irachena, l’aggressione saudita allo Yemen e ancora i conflitti in Burundi, Repubblica Centrafricana, Nigeria e Sud Sudan. Ovunque le popolazioni travolte dalla violenza sono state costrette a riversarsi in altre zone di quei Paesi o a raccogliersi in campi profughi il più delle volte improvvisati negli Stati vicini; quasi sempre economie fragili abbandonate nei fatti dalla comunità internazionale.

È ignobile che la parte di mondo più ricca, direttamente o indirettamente corresponsabile dei conflitti che stanno provocando quelle tragedie, si volti dall’altra parte dinanzi alla piaga dei rifugiati scegliendo di costruire muri o di pagare cinicamente i campi di concentramento in cui rinchiudere quei disgraziati e la loro disperazione, pur di non accoglierli (l’accordo con la Turchia ne è un esempio).

È ignobile che sedicenti politici d’accatto, costruiscano le proprie fortune sulle paure, additando quei poveracci come il facile nemico invece di combattere quelli veri. È ignobile che tutta la cosiddetta civiltà del nostro mondo progredito si riassuma nell’egoismo, nella chiusura, nel rifiuto dell’altro.

Sono questi i frutti avvelenati di un modello di sviluppo che ha ormai ucciso società civili rese indegne di questo nome.

di Redazione

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