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Rider muore sul lavoro, l’azienda lo licenzia il giorno dopo

La morte di un rider è una di quelle notizie che fanno rumore, ma che dopo il clamore finiscono nel dimenticatoio perché morire sul lavoro ormai non indigna nessuno. Chi esce da casa al mattino per andare a lavorare avrebbe tutto il diritto di fare ritorno a casa.

Rider, un lavoro dove la velocità è il fulcro di tutto

Ultima in ordine di tempo è la triste storia di Sebastian Galassi, un giovane rider che è morto mentre lavorava. Un lavoro dove la velocità è il fulcro di tutto, un lavoro che ha consegnato alla società quelli che Luca Ricolfi ha definito “I nuovi schiavi”, gente che lavora per un algoritmo, gente che viene guidata da un’entità metafisica, che non conoscono e mai conosceranno, gente che guadagna per sopravvivere e non per vivere. Sfruttati dai Glovo o dai Deliveroo di turno.

Sebastian Galassi è morto a Rovezzano, un Range Rover che proveniva dalla direzione opposta lo ha travolto mentre era in sella al proprio scooter. Il guidatore dell’auto, sottoposto all’alcol test è poi risultato positivo ed è adesso accusati di omicidio stradale. Alcuni testimoni avrebbero dichiarato che il Range Rover è passato con il semaforo giallo.

A questa tragedia, come in un romanzo di Pirandello, si è aggiunto anche il tragicomico. Infatti, la Glovo, l’azienda per la quale lavorava Glassi, lo ha licenziato l’indomani, quando ormai il ragazzo era deceduto. il motivo? “Mancato rispetto dei termini e delle condizioni”. A poco sono servite le scuse dell’azienda che si è messa subito in contatto con la famiglia del rider, azienda che si è detta pronta a partecipare alle spese del funerale.

La Cgil di Firenze ha proclamato uno sciopero di protesta e poi le solite parole colme di indignazione che svaniscono poco dopo. Vero è che quella del rider è una figura ambigua, nel senso che non ha ancora una faccia ben precisa ma delle sfaccettature da chiarire. Manca ad esempio un contratto collettivo nazionale che porterebbe una qualche forma di normalizzazione in un settore che, attualmente, è un Vietnam.


di Sebastiano Lo Monaco

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